Un anno di Beatles

Scritto da DanieleBazzani il 13/Sep/2010 alle 16:30

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The Fab Four!

Si tende troppo spesso a dimenticare che gli “scarafaggi” sono stati la prima vera pop-rock band il cui sound era quasi esclusivamente basato sull’utilizzo delle chitarre: tranne qualche sortita all’organo di John, il suono live del gruppo, soprattutto nei primi anni, era dato dalle sei corde.

E allora eccoci qui, a giocare con i nostri miti, per una rubrica in dodici puntate, una al mese, che ci porterà ad analizzare il lavoro chitarristico di George, John e Paul, ma non solo. Considerazioni varie saranno fatte sulle singole canzoni, quando ci sembrerà opportuno, e sul modo di arrangiare strumenti e cori. Perché la musica non è fatta di sola chitarra, per fortuna.

Perché il 5 ottobre? Perché quel giorno del 1962 uscì il primo singolo inglese della band, Love Me Do/P.S. I Love You, per iniziare un’avventura che si concluse sette anni e molti primi posti più tardi.

Ma perché dodici puntate se i dischi ufficiali sono tredici ed i singoli non presenti sugli album numerosi?

Per poter chiamare la rubrica “Un anno di Beatles”!

 

 

La suddivisione in 12 episodi è stata fatta da noi in modo del tutto arbitrario, come del tutto soggettivo sarà ciò che diremo. Sui Beatles è già stato scritto tutto e il suo contrario, non siamo depositari di chissà quale segreto, ma l’amore per la loro musica, che ha segnato molti di noi, è una buona scusa per divertirci ancora cercando di vedere alcune cose da un punto di vista diverso. Come abbiamo diviso il tutto, lo scoprirete leggendoci in questo anno.

Con l’amico cantante-chitarrista Davide Canazza andremo a spulciare fra le note suonate e quelle cantate, dividendo il lavoro fra i due siti Laster.it e Fingerpicking.net, su Laster ci sarà l’analisi del lavoro delle chitarre elettriche, su F.Net quello relativo alle acustiche e considerazioni generali sulla musica. Una traccia di base sarà comunque comune per non spiazzare troppo chi leggerà gli articoli.

Lungo il cammino proveremo a coinvolgere amici musicisti e giornalisti, se avranno piacere di aggiungere qualcosa.

Non siamo degli “storici” o dei maniaci di date, luoghi, strumenti e altro, ma cercheremo di comunicare nella maniera più semplice e diretta possibile quelle che sono le nostre opinioni ed emozioni al riguardo, discutibili, ma nostre.

In fondo, è solo un gioco.

Daniele Bazzani