Ritchie Blackmore: l'inventore della chitarra solista...

Scritto da stratomaster il 03/Apr/2009 alle 04:00

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Un po' di storia, per capire meglio

Richard "Ritchie" Hugh Blackmore nasce il 14 aprile 1945 a Weston-super-Mare, Somerset, Inghilterra, e all'età di due anni si trasferisce a Heston, nella periferia di Londra. Imbraccia la sua prima chitarra (un'acustica Framus) all'età di undici anni e si dedica allo studio chitarra classica (fattore determinante per il suo playng).
 
Dopo qualche tempo comincia a prendere lezioni dal suo vicino di casa, il famoso session-man Big Jim Sullivan che, tra gli altri, aveva avuto come allievo anche Jimmy Page. Sullivan insegna a Ritchie a leggere la musica e a suonare i brani di musica classica con la chitarra (Bach è tra i compositori preferiti di Blackmore), cosa che lo influenzerà per tutta la sua carriera.

Negli anni sessanta iniziano le prime esperienze live e suona in diversi gruppi, militando tra le fila degli Outlaws, dei Boiz e ha anche una breve esperienza con un un gruppo anglo-italiano chiamato The Trip. Ma è nel 1968 che ha inizio la leggenda: con il tastierista Jon Lord, conosciuto l'anno prima, fonda un primo gruppo chiamato Roundabout.

Dopo un breve tour in Danimarca, nella primavera del '68 Blackmore propone un nuovo nome: nascono i mitici Deep Purple, nei quali Ritchie militerà fino al 1975, anno in cui Blackmore li abbandona a causa del cambiamento di stile musicale della band, a suo modo di vedere troppo rhithm'n'blues oriented.

Dopo l'esperienza coi Rainbow Blackmore tornerà nei Deep Purple dal 1984 al 1993, ma è proprio nel primo periodo che Ritchie compone i suoi capolavori gettando così le basi della sua leggenda.

Cuore e tecnica a servizio dell'arte

Ora vorrei dedicare un piccolo spazio a ciò che di meglio questo chitarrista ha creato durante la sua carriera, inserendo i video di alcuni dei pezzi che io reputo dei capolavori, e che solo lui, con il suo cuore e la sua sbalorditiva tecnica (ricordiamoci che sono gli anni '70) poteva creare, influenzando così l'approccio alla chitarra solista così come noi la intendiamo.

Mistreated: notate già il tipo di pennata e la raffinatezza dei passaggi improvvisati.

www.youtube.com/watch

Child in time: questo pezzo contiene, a mio avviso, uno degli assoli più belli di questi ultimi 100 anni di musica (e scusate l'esagerazione). Da notare è sopratutto la distorsione... che quasi non c'è!!! 

 

Burn: un altro capolavoro e, mio giudizio, un pezzo quasi evocativo, con un riff e un'assolo semplicemente bestiali!

www.youtube.com/watch 

E per ultimo forse il brano più conosciuto dei Deep Purple: Smoke on the water, in cui il maestro dà prova ancora una volta del suo estro nel proporre riff memorabili (questa volta basati su salti di terza)!

www.youtube.com/watch 

Ora mi fermo qui, ma non basterebbero dieci pagine per godere di tali capolavori (scusate se sono così di parte). Passiamo quindi a ciò che è il fulcro del mio articolo, e cioè ad analizzare il playing di questo maestro e il motivo per il quale Ritchie Blackmore può essere considerato l'inventore della chitarra solista.

Tecnica e strumentazione

Come ho sopra accennato, Ritchie Blackmore ha iniziato basandosi sui principi e sulle tecniche della chitarra classica e si deve a ciò il suo suonare con tutte e quattro le dita della mano sinistra, spesso prerogativa dei chitarristi classici e da questa impostazione  deriva una velocità considerevole di esecuzione, per l'epoca.

Sempre derivante dagli studi classici è il suo vibrato molto profondo e presente e, in ultimo, ma non meno importante, Ritchie spesso usa combinazioni di note su corde a vuoto, attraverso le quali crea fraseggi molto fluidi, velocissimi e di grande impatto.

Questa tecnica, unita ad un tocco leggero e preciso, se vogliamo addirittura delicato, è un pò la caratteristica che produce il suo particolare sound.

A questo delicatezza si contrappone un'irruenza e una precisione invidiabile della mano destra, cosa che caratterizza fortemente i suoi riff. Rimanendo nell'ambito dell'uso della mano destra, Blackmore è stato tra i primi (se non il primo) a utilizzare la plettrata alternata per suonare combinazioni veloci e triplette. 

In ultima analisi, vorrei ricordare l'uso della leva del tremolo, che Ritchie utilizza per dare ancora più corpo ai suoi vibrati e per scuotere molto "ferocemente" le note in alcuni passaggi, creando suoni a dir poco granitici. Spesso fa anche "cadere" le note per poi riprenderle e sparare dei feroci bending.

Egli stesso comunque afferma di aver preso spunto, per l'utilizzo della leva, da Jimi Hendrix, dal quale era stato molto impressionato.

Dopo aver analizzato la tecnica di Blackmore, non ci resta che spendere qualche parola sulla sua strumentazione, che negli anni d'oro era composta dalla mitica accoppiata Fender Stratocaster e stack Marshall, con la chitarra che entrava in purezza in due testate Marshall Major da 200W sovrapposte e connesse in parellelo. Prima di questa configurazione, che lo ha accompagnato per tutta la sua carriera, aveva utilizzato una Gibson ES335 colegata a un Vox AC30.

Le testate Marshall 200, presto rinominate Major e note nell'ambiente col nickname di "The Pig" furono prodotte tra il 1967 e il 1974. Avevano due ECC83 e una ECC82 nel pre e quattro KT88 come finali. 

Le testate di Blackmore furono poi modificate dalla Marshall per ottenere un'uscita di 278W e per ottenere un sound più simile a quello degli AC30, anche se a volumi estremamente più elevati. A volte inseriva, tra chitarra e ampli, un pedale wah-wah, ma decisamente non ha mai amato gli effetti.

Per quanto riguarda la sua chitarra, Ritchie è stato forse il primo chitarrista ad usare la tastiera scavata tra un tasto e l'altro (scalloped), come si poteva trovare su alcuni strumenti classici (per un periodo provò a suonare il violoncello), traendone una grande precisione e facilità di esecuzione sui bend. Grazie anche al suo tocco leggero e delicato, riesce a trarne anche una velocità maggiore.

Altri interventi praticati sulle sue chitarre consistono nell'abbassare o addirittura isolare il pickup centrale della sua Strato poiché praticamente mai utilizzato, e nel sostituire i tasti Fender con dei tasti in stile Gibson, che notoriamente sono più grandi e tondi.

Colgo l'occasione per salutare tutti gli utenti di questa meravigliosa community e spero di non avervi annoiato con questo mio pensiero su uno dei più grandi chitarristi della storia! Un saluto a tutti voi e grazie per i consigli preziosi che si possono trarre da queste pagine. Un saluto a tutti.
 
Stratomaster