Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Help!
Help! è l’album della svolta, secondo molti. Noi pensiamo sia solo una nuova faccia dello stesso processo che trasformò la musica da quella che era a quella che è oggi.
La title-track è un brano nel quale la somma degli elementi offre molto più di ciò che dovrebbe: dai cori alla forma stessa della canzone, chissà che impatto ad averla ascoltata allora! Ogni loro uscita di questo tipo era una brusca sterzata inflitta a tutto il movimento pop, i quattro erano sempre un passo o due avanti a tutti. Per non parlare di “Ticket To Ride” o “Yesterday”, se la flessione di Beatles For Sale era apparsa come un fantasma, nulla meglio di un disco infarcito di capolavori poteva scongiurarla.
Continuiamo il gioco iniziato mesi fa, troppo divertente, e andiamo a formare una nuova scaletta per questo album, inserendo i brani editi solo su 45 giri e magari togliendo un paio di cover che poco aggiungono, vediamo cosa accade:
Salta subito agli occhi il fatto che George inizia a ritagliarsi un maggiore spazio: la sua partecipazione come autore è di ben due brani, innovazione non da poco conto, se si considera chi era a scrivere il resto!
La vita in studio, a differenza di quella su strada, dà loro più tempo per scrivere, arrangiare, sperimentare nuove soluzioni, e anche iniziare collaborazioni con nuovi musicisti. Per la prima volta un flauto, su “You’ve Got to Hide Your Love Away”, e un quartetto d’archi su “Yesterday”, a completare il capolavoro per quella che sarà la canzone più reinterpretata da altri e trasmessa dalle radio di tutto il mondo, nella storia.
La svolta si nota nelle composizioni, sempre più mature e ricercate, nelle parti sempre meno “live” e più curate, e nel fatto che Help! è forse il loro lavoro più acustico fino a quel momento.
Molti brani hanno una forte connotazione “unplugged”: canzoni come “I've Just Seen A Face” e “Yesterday” sono completamente acustiche, mentre la dylaniana “You’ve Got To Hide Your Love Away” è addirittura il primo brano interamente suonato con strumenti non elettrici nella loro discografia.
Le novità sono anche chitarristiche: Paul che suona l’elettrica su “Ticket To Ride”, George che usa un pedale volume e – udite udite – un whawha, ben prima che Jimi Hendrix facesse la sua comparsa sulla scena inglese!
In realtà i quattro non lasciarono a casa il rock’n’roll, anzi: alcune interpretazioni in quelle sessioni di registrazione sono fra le migliori da loro prodotte.
Si, perché “I’m Down”, “Bad Boy” e “Dizzy Miss Lizzy” (queste due di Larry Williams, omaggiato anche in passato con “Slow Down”), sono la prova che le buone abitudini non si perdono mai! E pensare che proprio “I’m Down”, così strillata da Paul, fu il preludio alla registrazione di “Yesterday”. Alla faccia della versatilità!
E la stessa “You're Going To Lose That Girl”, così sfacciatamente in stile beat primo periodo, non avrebbe sfigurato su un disco precedente.
In esclusiva per Laster
L’arpeggio discendente che Harrison suona su “Help!” ha fatto ammattire più di un chitarrista, era talmente nascosto nel missaggio che risultava molto complicato da capire, a dimostrazione di come le parti suonate dai quattro, anche se restando nel non-virtuosismo, andavano impreziosendosi.
La vera novità è che Paul inizia a prendere la chitarra in mano sempre più spesso, e non solo l’acustica: lo troviamo all’elettrica su “Another Girl”, “Ticket To Ride” e forse anche su “The Night Before”, praticamente suona più di George!
Che però tira fuori un invidiabile “twang” country su “Act Naturally” e suona uno dei suoi inconfondibili assoli su “You're Going To Lose That Girl”, oltre a sfoggiare, come accennato in precedenza, pedali volume e wha-wha davvero innovativi per quei tempi.
Su “Dizzy Miss Lizzy” si limita a suonare il riff della versione originale, con qualche nota in più come risposta alla voce principale, la loro versione è comunque più rock rispetto a quella di Larry Williams, Lennon si sgola come tanto amava fare e la band ha un gran tiro, dando al brano una punta di originalità che non guastava affatto.
(leggete il resto su fingepicking.net)
I pensieri dì Winston
di Davide Canazza
Con Help! si avverte che qualcosa è cambiato. Alla maturità compositiva si aggiunge anche la scoperta di nuove sonorità e nuovi strumenti musicali. E per la prima volta suonano strumentisti esterni ai quattro Beatles e a George Martin: il flauto di Johnnie Scott su "You've got to hide your love away" e il quartetto d'archi su "Yesterday".
Ma anche gli strumenti dei quattro di Liverpool si arricchiscono. Paul ha da poco riscoperto la chitarra, e dalla fine del '64 è il felice proprietario di due Epiphone: una Texan acustica e una Casino semiacustica con leva Bigsby.
Finalmente i ragazzi si possono permettere anche delle Fender, ed ecco che due Strato del 1961 in colorazione Sonic Blue entrano a far parte dell'arsenale di John e George.
John è sempre molto concentrato sulla chitarra acustica e proprio per queste session inaugura una nuova 12 corde, una Framus Hootenanny che usa su "Help!", "You've got to hide your love away" e "It's only love".
Infine anche un piano elettrico e un organo trovano spazio nelle registrazioni della primavera del 1965: il primo è il Pianet della Honher, suonato da Paul e John in numerosi brani dell'album; il secondo è il famoso Vox Continental Portable Organ (avete presente i Doors?) suonato da John su "I'm down".
In esclusiva per Laster
Paul si riscopre chitarrista elettrico ed esordisce subito come solista: suoi sono i fills in stile blues su "Another girl", con un finale dal vibrato degno di un vero mancino! Sempre di McCartney è la frase di chitarra elettrica di chiusura dei due middle eight di "Ticket to ride".
Come anticipato, i primi giorni delle sedute d'incisione di Help! coincidono con l'arrivo delle due Stratocaster Sonic Blue (vedi articolo su Laster). In particolare John potrebbe aver utilizzato la sua già per "Ticket to ride" il 15 febbraio 1965. Sicuramente George usa la sua per "Yes it is" il giorno successivo: le note introduttive di chitarra con volume variabile sembrano più dovute all'azione sul pot del volume della Strato piuttosto che a un pedale del volume come avviene invece su "I need you".
Per il resto delle canzoni le chitarre utilizzate sono quelle storiche: Rickenbacker 325 per Lennon e Gretsch Tenessean per Harrison. George usa la sua prima Rickenbacker 360/12 per l'ultima volta su "Ticket to ride", in attesa del nuovo modello che arriverà da lì a poco.
Gli amplificatori sono sempre ed esclusivamente i Vox AC100 (un AC30 viene riesumato per l'organo) ma tre fiammanti ampli Fender stanno per fare capolino negli studi di Abbey Road... Ma di questo ne parleremo la prossima puntata!
(leggete il resto su fingepicking.net)
Ho visto i Beatles dal vivo
Di Dennis Conroy
Per dare uno sfondo ai miei ricordi risalenti a quando vidi i Beatles dal vivo, potrebbe aiutare il capire come fosse il mondo, o meglio, il mio mondo “AB”. Cosa significa AB? Ante-Beatles. I Beatles esordirono al Cavern nel febbraio 1961, quando io avevo 14 anni e 4 mesi.
Avevo la passione per la musica fin da quando ho ricordi, ma il pianoforte a casa nostra era un pezzo di arredamento e aveva troppi tasti bianchi da capire, e inquietanti tasti neri che ti sfidavano a essere suonati. Mia madre, mio padre, mio fratello e mia sorella si alternavano allo strumento in occasione delle molte feste che si tenevano con regolarità a casa nostra. Il loro livello di abilità è segnato dall’ordine in cui li ho menzionati, iniziando dal livello appena amatoriale di mia madre, per arrivare alle ottime abilità di mia sorella Maureen.
Maureen, detta Mo, aveva ricevuto lezioni di piano. Poteva suonare le canzoni più vecchie ad orecchio o leggere alla perfezione uno spartito! I miei brani preferiti erano “In A Persian Market” e “The Black And White Rag”. Mio fratello Les iniziò a suonare da professionista ma trovò che la fisarmonica era il suo strumento. So che Mo resterà sempre la miglior pianista di famiglia e la miglior musicista, ma non ha mai dato seguito al suo talento da professionista.
Il piano di famiglia regalava, come scoprii, dei suoni straodinari. Imparai a suonare “Raunchy” di Bill Justis e, successivamente, “What I’d Say”, ma far suonare le due mani insieme no, era umanamente impossibile! Comunque “Raunchy” andava suonata con la chitarra. La chitarra mi affascinava sin da quando un amico di mio fratello ne lasciò una da noi andando al pub con Les. Era una Hofner, così brillante, dalla forma accattivante e produceva un suono bellissimo quando pizzicavo le corde.Ne volevo una.
Mi regalarono una chitarra di plastica a 4 corde modello Elvis Presley per Natale nel 1956 o ’57 e passai rapidamente a una chitarra spagnola con corde in nylon, per arrivare a chitarre elettriche prestate fino a che diventai possessore di una Rosetti Lucky 7, che dovevo avere quando vidi i Beatles per la prima volta. Prima di conoscere l’esistenza dei Beatles formai un gruppo con ragazzi più grandi e suonammo in circoli giovanili, piccoli locali rock e a qualsiasi festa i nostri genitori riuscissero a procurarci un ingaggio.
La nostra scaletta era fatta di standard rock’n’roll, Little Richard era il mio preferito, seguito a ruota da Chuck Berry, Elvis, Eddie Cochran e qualunque rocker americano molto fico. Sfortunatamente a quel tempo gli artisti che amavo, fatta eccezione per Elvis, combattevano per un posto nelle classifiche inglesi, che erano una strana miscela di pop leggero, canzoni nuove e pessime cover di brani americani. Il nostro gruppo era colpevole di proporre una selezione di quelle classifiche.
Comunque suonavamo diversi strumentali, in prevalenza brani degli Shadows, con la mia chitarra solista in bella evidenza grazie anche a una unità riverbero esterna. Il riverbero mi faceva sembrare più bravo, e per questo ne comprammo un altro da mettere sulla voce. NB, questo è un evento significativo in relazione ai Beatles.
Ero un chitarrista molto arrogante e sicuro di sé e la mia passione per la musica consumava la mia vita. Suonare semi-professionalmente mentre ancora andavo a scuola aiutava poco i miei progressi accademici, ma accresceva di molto il mio ego, ciò mi convinse che di lì a poco sarei stato in cima alle classifiche del paese con il mio piccolo gruppo, e il mio riverbero.
La vita cambiò drammaticamente quando mi unii a una scuola di danza a circa dodici anni e mezzo. Avevo cambiato scuola a undici anni e i miei amici dalla prima scuola mi avevano convinto a frequentare le lezioni di danza, perché per ballare dovevi stringere le ragazze al tuo corpo. Sembrava un’ottima idea.
Alla scuola di danza ci assegnarono delle compagne e la mia era la più carina della scuola. Venne fuori che le famiglie delle nostre madri vivevano nella stessa casa quando erano giovani ragazze a Liverpool, cosa piuttosto comune a quel tempo. MIa madre e mia nonna (Big Nan) ci avevano già dati per sposati, ma non sarebe accaduto. Comunque la bella e amabile Clare Kennedy cambiò per sempre la mia vita quando, una sera alla scuola di danza, mi fece una domanda dalla forza sismica.
“HAI MAI VISTO I BEATLES?”
(continua)
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