Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Ned Steinberger
Se ci chiediamo chi sono quei personaggi le cui idee innovative hanno inciso maggiormente nella pur breve storia della chitarra elettrica, non abbiamo alcun dubbio nell’appaiare al primo posto due nomi: Leo Fender e Les Paul. I meriti di questi due personaggi sono stranoti, un genio di inventiva ed anche industrializzazione e produzione il primo e un musicista a tutto tondo attento a ciò che la tecnologia applicata agli strumenti musicali poteva portargli il secondo (si veda l’articolo sull’invenzione della Les Paul apparso su Laster alcune settimane fa).
Gli strumenti nati dalla della fantasia e genialità di questi due personaggi 50 anni fa sono ancor oggi unanimemente riconosciuti come capolavori: chitarre come la Telecaster, la Stratocaster e la Les Paul, per citarne alcune, sono infatti ancora oggi presenti nel mercato con specifiche che ricalcano i disegni originali anzi, più le chitarre sono aderenti all’idea iniziale più sono considerate qualitativamente valide e quindi desiderabili.
Ci sono comunque stati altri inventori in questi anni che hanno dato il loro contributo alla, chiamiamola così, “evoluzione” dello strumento elettrico. Via via sono comparsi il ponte Kahler prima e il Floyd Rose poi, i primi pickup “attivi”, le prime sperimentazioni su forme e materiali e così via…
L’idea alla base di queste invenzioni è sempre stata quella di migliorare ciò che Leo e “Les” avevano inventato ma, nei primi anni 80, negli USA uno strano ragazzo con un nome chiaramente di origini europee, tentò di realizzare un progetto ambizioso: progettare uno strumento elettrico partendo da zero.
Il design avrebbe dovuto concentrarsi sulla “funzione” e non sull’eredità del passato, il punto focale del design sarebbe stato rispondere a capisaldi slegati da soluzioni già esistenti.
La risposta a questi capisaldi, secondo Ned Steinberger ambizioso designer, avrebbe portato alla costruzione di uno strumento “perfetto”. Ma chi è questo Ned? Non si può dire che Ned non sia di famiglia “buona” per quanto riguarda l’uso delle meningi… infatti il padre di Ned è il famoso fisico Jack Steinberger, allievo di Fermi e scopritore del Neutrino Muonico, cosa che gli valse il premio Nobel per la fisica 1988.
Jack, ebreo tedesco, fu costretto a lasciare l’Europa quando furono promulgate le leggi anti giudaiche alla salita al potere del partito nazista nel primo dopoguerra. La meta scelta per la fuga fu, come per molti altri tedeschi ebrei, gli Stati Uniti. Ned, durante la fanciullezza, dimostrò una grande intelligenza e vitalità: con grande gioia del padre Ned mostrava grandissima curiosità verso tutto ciò che era frutto dell’opera umana, infatti la domanda che Jack si sentiva più volte fare dal figlio era: "Com’è fatto questo? Perché è fatto così?"
Jack pensava che questa innata curiosità avrebbe spinto il figlio verso la scienza e la ricerca e questo, però, dovette costargli un certo disappunto quando Ned, dopo gli studi superiori, decise di iscriversi alla facoltà di arte del college del Maryland.
Laureatosi a pieni voti nel 1975 con una specializzazione in scultura (!), Ned andò a vivere a New York dove iniziò a collaborare con la società Thronet Industries come designer… di mobili. A Brooklin, poi, Ned affittò un capannone da destinare al taglio del legno per la realizzazione di sedie e sgabelli.
Il costo della struttura era però troppo elevato per le sue sole tasche per cui si trovò a condividere lo spazio, e quindi l’affitto, con un certo Stuart Spector, liutaio specializzato in strumenti acustici (Spector però racconta che lui stesso si recò in quel capannone per comprare i macchinari per il taglio del legno messi in liquidazione causa spostamento attività e che lì conobbe Ned Steinberger perché all’epoca era l’assistente del vecchio proprietario che se ne andava…).
All'epoca Stuart Spector si era fatto un nome presso i musicisti newyorkesi per le sue chitarre artigianali e, proprio in quel periodo, stava cercando di ampliare la propria produzione concentrandosi sulla realizzazione di bassi elettrici.
In tale situazione l'incontro con Steinberger fu provvidenziale: nel 1976, infatti, il giovane designer creava per Spector il basso poi battezzato, e commercializzato ancora oggi, con il nome di NS Model in onore al suo inventore.
Questa forma ha ricevuto così tanti consensi da essere considerata oggi come uno shape “standard” per il basso elettrico. Questo grande successo sfociò anche nell’utilizzazione da parte di Warwick del design NS-Spector (con cui la compagnia tedesca fece un bel po’ di soldi ma per la quale si meritò anche una bella causa per plagio e furto di brevetto).
Durante la collaborazione con Spector, Ned imparò i primi rudimenti sulla produzione di strumenti musicali, cosa che spingerà la sua innata curiosità verso la formulazione di alcuni “key engineering problems” (come lui stesso li chiamò) riguardanti il design, la produzione e l’utilizzo “finale” del basso elettrico. Ned decise di affrontare questi “problemi” da una prospettiva totalmente nuova, pressochè accademica, quasi come lo svolgimento di una tesi di laurea.
La "filosofia" di Ned
La domanda da cui decise di partire nell’affrontare il design fu: “Qual è la funzione reale di un basso elettrico?” Questo approccio poco “romantico” portò ad un riesame del tipico design dello strumento. Il primo caposaldo che pose Ned fu che il Basso è un sistema nel quale tutto ciò che lo compone è asservito allo scopo di supportare la vibrazione delle corde. L’ergonomia, il timbro acustico, l’amplificazione e tutto ciò che costituisce lo strumento deve seguire questa finalità non subordinandola in alcun modo.
Denudando lo strumento fino a rimanere ai componenti strettamente necessari, Ned isolò i requisiti che lo strumento avrebbe dovuto avere, dopodichè si approcciò a questi requisiti applicando le tecnologie e le tecniche produttive disponibili allora. I primi requisiti che, secondo Ned, uno strumento deve possedere sono:
Per seguire questi requisiti Ned spogliò il basso della paletta spostando le meccaniche per l’intonazione ai piedi del ponte. Sebbene questo layout non fosse una vera novità, Steinberger ebbe il merito di essere il primo a brevettare e a realizzare uno strumento dotato di questa configurazione.
Il secondo passo fu di non seguire il tipico design a double-cutaway del body, design che secondo Steinberger più che ricoprire un ruolo vitale nel supportare le vibrazioni era solo una mera concessione alla tradizione.
Da ciò Ned sviluppò una struttura manico-corpo minimale, eliminando circa il 30% di peso e ingombro rispetto uno strumento tradizionale. Questa forma non permetteva un aggancio ottimale della tracolla per suonare in piedi, per cui venne aggiunta una piastra lavorata in una posizione tale da avere lo strumento a tracolla in una configurazione perfettamente bilanciata.
Con questi accorgimenti Ned rispose ai tre requisiti posti a fondamento del progetto, Steinberger però non si fermò qui, ma decise di utilizzare un materiale e un metodo di costruzione all’avanguardia per l’epoca, i materiali compositi.
Nella visione di Steinberger infatti il legno, pur nelle sue numerose varietà e con gli accorgimenti derivanti da plurisecolari tecniche di lavorazione liuteristica, presenta delle proprietà fisiche non ottimali per la realizzazione di strumenti musicali “consistenti”, tra cui la densità non uniforme del materiale unita alla porosità dello stesso, cosa che rende lo strumento fatto di legno soggetto a variazioni di volume non omogenee al variare della temperatura e del tasso di umidità.
Steinberger vuole trovare un materiale che non abbia quei problemi e inizia a sperimentare diversi tipi di compositi sintetici, fino alla formulazione del cosiddetto “Steinberger Blend”, materiale molto più denso del legno e dalle propiertà di stabilità e rigidità tali da non rendere necessaria l’installazione del truss rod all’interno del manico. Inoltre lo Steinberger Blend si dimostrò anche impermeabile: in questo modo le variazioni di umidità ambientale non avrebbero influenzato le caratteristiche dello strumento.
Il basso L2 - La chitarra GL2
Nel 1977 il primo prototipo di basso venne alla luce ma, ammise Steinberger, suonava da schifo (!). Si rese necessario allora ritornare alla formulazione del Blend per studiarne le caratteristiche armoniche unitamente alle caratteristiche strutturali. Intanto Ned aveva iniziato ad avvalersi della collaborazione di un certo Bob Young, affermato produttore di barche newyorkese, il cui figlio bassista aveva conosciuto Steinberger attraverso Stuart Spector.
Si arriva alla fine del 1978 alla formulazione definitiva dello Steinberger Blend, costituito in gran parte da grafite e resine sintetiche in proporzioni che rimangono tuttora segrete; viene però parallelamente sviluppato un nuovo materiale, un incrocio tra fibra di carbonio, fibra di vetro e grafite legate da resina epossilica.
Questo materiale aveva delle ottime doti armoniche ed era anche piacevole al tocco per cui venne impiegato per la realizzazione delle tastiere dei nuovi prototipi, denominati L2 (ignoro a cosa si riferisca la lettera”L”, il 2 è chiaramente la numerazione data dall’evoluzione del modello), che vedono la luce nel 1979.
Nell’estate dello stesso anno i prototipi vengono presentati con grande successo all’edizione estiva della fiera dell’associazione nazionale dei mercato musicale (NAMM) e tre bassi vengono subito venduti a degli entusiasti John Entwistle (The Who), Andy West (The Dregs) e Tony Levin (King Crimson). Questo successo porta alla fondazione nel 1980 della Steinberger Sound Corp., marchio attraverso cui viene commercializzato l’L2.
L’anno successivo Ned sbarca in Europa e presenta il suo L2 al Musikmesse di Francoforte raccogliendo grandi consensi. Al suo ritorno negli USA Steinberger è raggiunto dalla notizia di avere meritato il prestigioso Industrial Designers Excellence Award dell’Industrial Designers Society of America (ISDA) per il progetto dell'L2, che nello stesso anno finisce sulla copertina del Times che lo indica come uno dei cinque progetti più innovativi e rivoluzionari dell’anno.
Spinto dal successo e dai consensi raccolti, Steinberger si butta a capofitto nella progettazione di una versione chitarristica dell'L2 e ne costruisce il primo prototipo, denominato GL (G=guitar), che viene presentato al NAMM del 1982.
La chitarra di Steinberger inizialmente è equipaggiata con un ponte fisso, Ned sviluppa poi un tremolo compatibile con l’architettura headless della chitarra ma non si ferma qui, nel 1984 lancia sul mercato il Trans-Trem, una unità in grado non solo di agire da normale tremolo ma anche di trasporre l’accordatura di semitono in semitono permettendo in una mossa di passare dall’accordatura standard in MI alle accordature da SI a SOL passando per le accordature intermedie.
L’attenzione di Ned verso le nuove tecnologie lo porta a sperimentare negli anni successivi i primi pickup attivi che gli vengono proposti dalla neonata compagnia EMG, pickup che presto vengono installati di serie su tutti i modelli Steinberger, dai bassi alle chitarre.
Ned non raccolse solamente consensi coi suoi strumenti, benchè non si curasse delle critiche riguardanti le forme e le soluzioni da lui adottate, Steinberger non lasciò cadere il commento riguardante una certa sterilità (letteralmente tradotta da un’intervista del 1985) che lamentavano molti musicisti riguardo il suono dei suoi strumenti.
La risposta di Ned riguardante la perfezione acustica della sua soluzione non soddisfaceva i suoi critici poiché, come sappiamo bene noi chitarrai, è nell’imperfezione che si nasconde il carattere di uno strumento e la sua anima. Da qui Steinberger si rimise al lavoro studiando soluzioni “ibride” legno-composito, dapprima utilizzando body di legno con manici fatti di Steinberger blend (design che sarà successivamente introdotto sul mercato come serie “economica”) e successivamente ponendo inserti di legno (acero) nella struttura del body degli strumenti.
Soluzione scartata, per poi tornare a strumenti fatti completamente in materiale sintetico ma con diversi accorgimenti nella procedura di “posa” degli strati di materiale al fine di ottenere una risposta più dinamica e bilanciata (a detta di Ned, NdA) dello strumento. Nel 1987 Steinberger cedette la Steinberger Sound Co. alla Gibson Guitar Comp. rimanendo però all’interno della azienda con ruolo di consulente al design.
Negli anni successivi Ned fondò la NS design, con la quale realizza tuttora strumenti “da concerto”: violini, viole, violoncelli e contrabbassi, strumenti nei quali sono presenti un gran numero di brevetti molti dei quali riguardano il sistema di trasduttori e di preamplificazione onboard denominato “Polar”.
In questi anni poi Steinberger ha collaborato con numerose aziende nella realizzazione di strumenti, trasduttori (The Realist™ sistema di amplificazione di strumenti acustici realizzato con David Gage) e di accessori (D’Addario, Dunlop e anche Martin).
Nonostante le creazioni di Ned non siano apprezzati da tutti (eufemismo…), non si può certo negare che Steinberger non abbia cercato di portare innovazione nel mondo della chitarra, applicando un’approccio diverso e trovando soluzioni anticonvenzionali. Che poi piacciano o meno le chitarre uscite dalla mente di Ned è questione di gusti…
Fonti:
http://thinkns.com/
http://www.steinbergerworld.com/
http://www.steinberger.com/
http://en.wikipedia.org/wiki/Steinberger
http://it.wikipedia.org/wiki/Ned_Steinberger
http://www.spectorbass.com/
Sebaseba
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