Musicologia : Theodor Ludwig Wiesengrund Adorno

Scritto da Nelson il 15/Sep/2009 alle 19:15

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“Il compito attuale dell’arte e della musica è di introdurre caos nell’ordine"

”Difficoltà di intendimento della filosofia della musica moderna e pensiero di Adorno"

La difficoltà di intendere la “Filosofia Della Musica Moderna” di Adorno risiede in due fattori. Adorno parla al musicista da filosofo e al filosofo da musicista. Ciò comporta che il filosofo leggendo è costretto ad aggiornarsi nelle varie considerazioni ricercando le opere o addirittura gli specifici passaggi citati, mentre il musicista di fronte ad un linguaggio complesso come quello di Adorno trovi il discorso di difficile comprensione e a volte addirittura contraddittorio.

Proprio per questo motivo il capolavoro musicologico di Adorno viene male accettato nei vari ambienti musicali rimando comunque il miglior tentativo di interpretazione della crisi musicale contemporanea.

La premessa che sta alla base dell’analisi Adorniana è fondata sul processo di industrializzazione di ogni aspetto dell’attività sociale che caratterizza la borghesia capitalistica fin dalla sua nascita.

La società moderna nel suo furioso cammino verso il progresso è costretta sempre di più a negare l’uomo come soggetto sacrificandolo all’oggettività collettiva.

Con l’arrivo della società di massa anche l’arte e la cultura finiscono con l’essere alienate dall’industria. La musica (e anche l’arte in generale), che all’inizio del secolo difende la propria posizione soggettiva e rifiuta di lasciarsi industrializzare, in questo sistema cade nell’isolamento e nell’estraniamento.

In questa “nuova” epoca qualsiasi artista che non accetti gli schemi che la massa richiede e che vuole creare in questo modo nuovi contenuti e nuove forme, si trova escluso dalla società. Questa è l’unica conclusione che Adorno trae. Il futuro dell’arte e della musica ha ben poche speranze poichè l’individualità artistica si trova chiusa in una morsa stretta e paralizzante.

Schonberg “il progresso” e Stravinsky “la restaurazione”

Il “nuovo mondo” caratterizzato dalla filosofia di Nietzsche, dalla psicanalisi di Freud, si evolve anche musicalmente parlando. Adorno individua Schonberg e Stravinsky come gli estremi della nuova “musica moderna” in quanto l’essenza di quest’ultima “si trova impressa unicamente negli estremi ed essi soli permettono di riconoscerne la verità”.

Agli inizi della loro attività creativa i due non si differenziano essenzialmente rispetto al pubblico che li ascolta. Le loro musiche sono un vero e proprio choc che investe il pubblico.

Le loro concezioni artistiche cambiano in seguito. Infatti Schonberg crede che il campo tonale è un prodotto dell’arte e non un dono della natura, Stravinsky nè afferma l’universabilità e quindi la sua conformazione assoluta alla percezione sensibile dell’udito.

Per Schonberg i mezzi musicali stanno unicamente n rapporto ai contenuti “espressivi” della vita soggettiva; per Stravinsky la musica è nella sua essenza antiespressiva, uguale a se stessa e basta. Il problema centrale di quest’ultimo è che più di ogni altro compositore dell’epoca si puntualizza nell’accettazione del “costume generale”.

In entrambi si manifesta una uguale tensione , una simile violenta reazione di fronte alla “catastrofe”: entrambi mirano ad una nuova organizzazione: il primo agendo però all’interno delle contraddizioni sociali, il secondo all’esterno.

Entrambi rimarranno schiavi del loro modo di comporre: Schonberg, accortosi di essere ormai schiavo del sistema dodecafonico, nelle sue ultime composizioni si schiererà apertamente contro il sistema da lui creato, Stravinsky renderà la sua autenticità musicale tanto alienata che egli stesso diventerà interprete dell’alienazione stessa.

Adorno e la musica Jazz

Il filosofo tedesco considerava il Jazz, in maniera del tutto sprezzante, “una musica da negri”, riversandole contro un avversione profondamente feroce e spesso fondata su imperdonabili pregiudizi. Egli considerava questo genere un raggiro confezionato ad hoc per un consumatore schiavo della società di massa e dell’industria culturale che tenta di attirarlo nella rete.

Per Adorno la musica Jazz era soltanto una facciata della trasgressione dato che le sue schematizzazioni erano semplici e riconducibile a varie canzonette, fondate su strutture semplici che veniva spacciate con la scusa dell’improvvisazione come il frutto imprevedibile di una libera invenzione.

Anche i vari sottogeneri del Jazz come il cool, lo swing e il be-bop contenevano secondo Adorno vari slogan pubblicitari che mostravano l’assorbimento del genere all’interno dell’industria culturale e persino i vari cliches (e il tema stesso ripetuto più volte) erano vere e proprie strategie di mercato utilizzate per assoggettare l’ascoltatore.

Questa visione del Jazz è oggi inaccettabile. Adorno probabilmente non aveva una conoscenza globale del genere sia a livello “industriale” dato che in America già erano presenti tantissime etichette indipendenti come la Blue Note o la Impulse (che produceva John Coltrane) gestite, a volte, direttamente dai musicisti stessi, sia a livello musicale dato che egli minimizza al massimo l’importanza dell’improvvisazione, che sta alla base del genere, tanto da rendere superflua la presenza del tema.

Nonostante ciò le sue riflessioni non per questo devono rimanere archiviate dato che egli può ancora insegnarci a riconoscere l’uso dei clichet e delle forme preconfezionate nella musica pop che possono davvero oggi essere comprese come un processo di imbarbarimento che è il triste corollario della nostra, ormai non più nuova, società dei costumi.

Nelson