Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Biografia
Michael Lee Firkins è nato ad Omaha, Nebraska nel 1967 da madre pianista e padre suonatore di lap steel (ora si capisce tutto). Inizia a suonare la chitarra all'età di otto anni da autodidatta, in seguito prenderà alcune lezioni in un negozio di strumenti locale. I primi pezzi che lo affascinano appartengono a nomi quali Lynyrd Skynyrd, Led Zeppelin, AC/DC e Black Sabbath.
All'età di dodici anni, grazie all'acquisto di una Gibson SG e un Fender Princeton Reverb, inizia a suonare prima in chiesa e successivamente in alcune band locali.
Nel 1985, all'età di diciotto anni, Michael inizia a girare gli Stati Uniti con alcune cover band ma presto, non soddisfatto da questa vita, torna ad Omaha dove si dedica all'insegnamento.
Negli anni successivi le influenze musicali di Michael si ampliano in particolare nello studio di Jerry Reed, Chet Atkins, Albert Lee e Danny Gatton.
La crescita musicale di MLF porta alla registrazione di cinque pezzi demo di chitarra strumentale che invia a Guitar Player Magazine per la rubrica di Mike Varney sui nuovi talenti chitarristici.
Di lì a breve MLF comincia la registrazione del suo primo disco per la Shrapnel (etichetta di Mike Varney stesso).
Il disco esce nel 1990 con il semplice titolo Michael Lee Firkins, ma è già preceduto da un video didattico per la serie Hot Licks e sponsorizzato (con decisione) dalla Yamaha.
Michael è infatti uno dei principali endorser della nuova linea Pacifica della Yamaha ed è probabilmente, anche grazie a questa collaborazione, che il suo disco, supportato dal marketing Yamaha, arriverà a superare le centomila copie vendute.
Qui la sua storia si incrocia, metaforicamente, con la mia.
Da qualche anno compravo, a prezzi salatissimi, alcune riviste tipo Guitar Player o Guitar For The Practicing Musician sulle quali vedevo spesso recensioni e pubblicità dei chitarristi della Shrapnel che promettevano di essere la nuova frontiera del chitarrismo mondiale.
Ma dove trovare quei dischi?
Raccolti un po' di soldi mi recai finalmente da Contempo (storico negozio Fiorentino) dove comprai: Greg Howe: Greg Howe e II- high Gear; Cacophony: Go off e Speed Metal ; Richie Kotzen: Fever Dream; Michael Lee Firkins: MLF.
Dei Cacophony penso di aver sentito solo i primi due minuti dei primi pezzi di ogni album.
Di Greg Howe mi ha colpito il primo ma il secondo era inascoltabile o quasi.
Richie Kotzen: mi piaceva ma la voce doveva ancora farsi.
Michael Lee Firkins: un disco eccezionale. Rock misto a country e blues.
Il primo pezzo è un qualcosa di nuovo, incredibile. Virtuoso ma con gran gusto e anche qualche passaggio di classe.
Quello che più colpiva in quegli anni (in cui i chitarristi facevano tre power chord e poi sulla base sciorinavano scale a velocità folli senza senso e con distorsioni che impastavano tutto) era che questo disco aveva arrangiamenti particolari e non comuni, il suono era moderno e ogni nota era intelleggibile, la difficoltà tecnica non era data dalla velocità di esecuzione, comunque presente a tratti, ma da intervalli larghi, note molto lavorate e, su tutto, una precisione esecutiva incredibile.
Ricordo ancora le parole scritte sulla recensione di Guitar Club (o era Chitarre?): "anche rallentando al massimo i pezzi non si nota nessuna seppur minima sbavatura". Il suono era sicuramente più moderno, molto meno distorto dei già celebri riferimenti per il genere, Vai e Satriani.
Alcune tecniche poi suonavano nuove per noi rocchettari del tempo. Hybryd picking, double stops, banjo rolls, ecc...
Molto, troppo forse, è stato detto riguardo alla tecnica particolare di simulare lo slide con la leva tipo floyd (tra l'altro la leva era nata anche per quell’esigenza, no?) arrivando quasi a dimenticare ogni altro aspetto del suo approccio allo strumento.
Insomma in un periodo in cui, grazie al grande successo commerciale di band e solisti metal, la maggior parte dei chitarristi seguivano un leit motif comune fatto di tapping, pennata alternata, sweep, arpeggi neoclassici, ecc... era nato un chitarrista che faceva della sua particolare tecnica, creatività e, soprattutto, del suo particolarissimo gusto il punto focale della sua proposta musicale.
Quale che siano i nostri gusti o orientamenti musicali una cosa possiamo dire: da quel disco in poi sarebbero bastate poche note per capire che il chitarrista che stavamo ascoltando era Michael Lee Firkins.
Solo i grandi musicisti hanno questo dono. Solo recentemente (questo ha ispirato l'articolo) mi è capitato di vederlo all'opera dal vivo, seppur virtualmente, in un concerto di quegli anni, incredibile la precisione; quanti dal vivo riescono a riproporre così perfettamente le loro funamboliche imprese di studio?
Laughing Stacks Live
L'album fruttò anche vari premi a MLF: tra gli altri vinse infatti come 'BEST NEW TALENT' nel 'reader's poll' di 'Guitar for the Practicing Musician' ed ebbe una nomination come 'BEST NEW TALENT' su quello di Guitar Player (vinse Nuno Bettencourt). Michael realizzerà altri tre dischi per la Shrapnel: Howling Iguanas del 1994: blues rock con tanta armonica e suono crunch molto grosso, molto anni '70. Chapter Eleven del 1995: un po' strano, molto più hybrid picking e mooolto meno shred; Cactus Cruz del 1996: ancora blues rock.
E' il principale chitarrista nel primo disco 'composto ma non suonato' da Jason Becker Perspective (1996), raccogliendo encomi per la capacità di suonare cercando di imitare lo stile di Jason.
Nel 1997, Firkins cambia etichetta. Esce 'Decomposition' un album principalmente di cover tra le quali 'I Know A Little' dei Lynyrd Skynyrd, 'Still Alive and Well' di Johnny Winter, il tema della Pantera Rosa di Henry Mancini e 'Manic Depression' di Jimi.
Il giudizio a riguardo di Guitar Player è: eccentrico ed eclettico. Partecipa al disco Guitar battle, del 1998, con chitarristi del calibro di Al Pitrelli, Steve Morse, George Lynch, Reb Beach, Brad Gillis, Andy Timmons e John Petrucci.
Alle prese con le versioni Shred di pezzi famosi quali 'Birdland' o 'Something': ancora una volta non si può non riconoscere immediatamente MLF quando suona.
Il solo Steve Morse riesce a distinguersi chiaramente mentre Beach e Petrucci si riconoscono più per alcuni cliché o lick ripetitivi e gli altri non si distinguono o quasi.
A questo punto il chitarrista schivo esce prende la meglio nell'animo di Michael. Basta con le clinic e i seminari in giro per il mondo, basta con la solita richiesta di imitare questo o quel pezzo slide con il Floyd Rose, basta con le mille comparsate nei dischi di questo o quello, basta soprattutto con i dischi che il mercato si aspetta da lui.
Michael si ritira in campagna e lì suona quello che più gli piace: dobro, slide e lap steel, slide (quello classico).L'endorsement della Yamaha l'aveva lasciato qualche anno prima.
L'ultimo lavoro è 'Blacklight Sonatas', 2007, che prende il nome dalla versione contenuta nel disco della Sonata al Chiaro di Luna di Beethoveen che così Michael stesso spiega:"...a sort of Led Zeppelin or Pink Floyd way, and I think it turned out a little more like the 'Brain Damage' meets 'No Quarter' version. Plus," I'm always down for '70s blacklight posters".
Chi fosse interssato a saperne di più su questo disco può leggere l'intervista su Guitar player di maggio.
Infine dovrebbe essere pubblicato a breve l'ultimo lavoro di Michael 'Since 1967' con Matt Abts e Andy Hess (Gov't Mule) e Chuck Leavell (Rolling Stones), registrato in analogico, che si ripropone di replicare 'in toto' il sound degli anni '70.
Insomma un esempio vivente della possibilità di proporre qualcosa di nuovo e di affrancarsi dalle imposizioni del mercato discografico e suonare per il piacere di farlo.
Locke
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