Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Oltre i binari
Una Domenica pomeriggio, per l'esattezza il 23 Marzo del 1969, un gruppo di musicisti si riunì per suonare a casa dei Second Coming, invece che nel parco; erano presenti Duane e Jaimoe, come pure Berry e Dickey e Butch; a completare l'organico c'era il tastierista dei Second Coming, Reese Wynans. "Cominciammo con un piccolo shuffle e smettemmo tre ore dopo", disse Butch.
"In quelle tre ore suonammo praticamente di tutto; passammo dallo shuffle al funk al blues lento; un minuto avevo la pelle d'oca sul collo, il momento dopo piangevo e il momento dopo ancora ridevo come un pazzo, insomma, feci il giro completo di tutte le emozioni che uno può provare. Una volta finito di suonare, rimasi seduto là, sbalordito; non mi ero mai sentito in quel modo".
Neanche Duane, il quale si rese conto di avere finalmente trovato la band che era andato cercando. "Quando alla fine smettemmo, eravamo tutti senza parole", disse Duane. "Nessuno aveva mai fatto niente del genere prima di allora e la cosa ci fece cacare addosso dalla paura. Improvvisamente, seppi di avere trovato quello che cercavo; Eccolo, eccolo, dissi.
Duane prese e andò a piazzarsi nel vano della porta, bloccando l'uscita; poi, in tono drammatico, disse: "Okay, chiunque dei presenti non vuole suonare nella mia band, dovrà aprirsi la strada a suon di cazzotti!".
Nessuno si mosse
Così viene raccontata da Scott Freeman nel suo “I Cavalieri Di Mezzanotte” la nascita della Allman Brothers Band.
I fratelli Duane (n. 1946 - m. 1971) e Gregg (n. 1947) Allman nacquero a Nashville; erano figli di un generale dell’esercito degli USA ed entrambi biondissimi, vivevano a Macon vicino a Nashville in una casa al confine con la ferrovia che fungeva un po’ da confine tra il villaggio della popolazione bianca e la popolazione di colore.
Non che questo confine funzionasse molto, per la verità: i due fratelli attraversavano spesso i binari della ferrovia per intrufolarsi nei locali dove si ascoltava la musica che più li attirava e che li aveva già da tempo, ormai presi.
Ambedue amanti del blues e del jazz Duane alla chitarra slide e Gregg all' organo Hammond e soprattutto alla voce, una voce che più nera non si poteva per un bianco per giunta biondissimo, iniziano una vorticosa attività semiprofessionale a Daytona Beach, in Florida.
Dal 1960 al 1965 suonano con diverse formazioni locali sino agli Allman Joys, una band con cui nel 1966 incidono un 45 giri (Spoonfull You Deserve Each Other) che passa inosservato e un ellepi che verrà pubblicato postumo.
Lasciata la Florida per Los Angeles, nel 1967 a Hollywood i fratelli Allman formano gli Hourglass e pubblicano due album per la Liberty, che rifiuta però i nastri con altri pezzi registrati ai Muscle Shoals Studios in Alabama, causando cosi il ritorno di Duane e Gregg in Florida.
Qui i due entrano in contatto con una band di Jacksonville, The 31 st Of February, con cui alla fine del 1968 preparano del materiale che apparirà poi su DUANE & GREGG (Bold 1971 USA).
In queste sessions (che fruttano un singolo, Morning Dew) suonano i due Allman, Scott Boyer, David Brown e il batterista Butch Trucks.
Nello stesso periodo Duane conosce Dickey Betts (n. 1943, USA) e Berry Oakley (n. 1948 - m. 1972, USA), entrambi in forza ai Second Coming ed un artista di levatura mondiale come Wilson Pickett, con cui incide la famosa versione di Hey Jude. La carriera di Duane è alla svolta decisiva poiché Rick Hall, proprietario dei Farne Studios di Muscle Shoals, resta colpito dai suoi lavori nello studio di registrazione e dai suoi assoli con gli Hourglass convocandolo in Alabama per registrare con Pickett ed assumendolo in pianta stabile.
Da questo momento prende forma la leggenda di Duane Allman, straordinario chitarrista in grado di trattare con naturalezza qualunque stile musicale.
La notevole esperienza e la competenza nel blues, R&B, gospel, country, i generi che ascolta fin da bambino, lo rendono ideale musicista di studio: nel biennio 1969/70 è protagonista di un impressionante numero di incisioni per Aretha Franklin, Laura Nyro, Ronnie Hawkins, King Curtis, Clarence Carter, Arthur Conley e molti altri.
I turni di registrazione di Duane Allman vennero raccolti nei due volumi AN ANTHOLOGY VOL. 1 e VOL. 2 (Capricorn 1972/ 1974 USA) entrambi doppi.
Nel marzo del 1969, Duane e Gregg uniscono le forze a quelle dei due fratelli, Butch Trucks e Jay "Jaimoe" Johanson, andando a formare una delle prime multiformi e variegate sezioni ritmiche mai udite sino ad allora: la doppia batteria.
La sezione ritmica venne arricchita dall'apporto di un virtuoso del basso elettrico rispondente al nome di Berry Oakley.
Il tutto raggiunse il proprio completamento con l'inserimento di una seconda chitarra che fungeva sia da base ritmica che solista, Mr. Richard "Dickey" Betts: è la formula giusta, al termine della serata è convocato anche Gregg dalla California in seguito alla ormai celebre session “congiunta” con i componenti dei 31 st Of February e dei Second Coming nasce la Allman Brothers Band.
I primi due album, pur con qualche lieve incertezza, lasciano capire le enormi potenzialità di una band già autoritaria e con un suono personale. IDLEWILD SOUTH (ATCO USA) nel 1970 ha vendite piuttosto buone; al successo contribuisce anche la crescente reputazione di Duane, che fra i due ellepì ha trovato il tempo di collaborare a dischi di Boz Scaggs, Delaney & Bonnie, Otis Rush e altri e a imprimere il suo marchio indelebile in Layla, dei Derek & The Dominos di Eric Clapton.
La consacrazione arriva con THE ALLMAN BROTHERS BAND AT FILLMORE EAST (Capricorn 1971 USA/2LP) un disco dal vivo registrato dal vivo nel marzo 1971 e pubblicato dalla Capricorn, una etichetta fondata a Macon in Geòrgia da Phil Walden, manager del gruppo.
La musica di questo doppio album è di livello superbo, un blues creativo dominato dalla solista di Duane a cui fanno da spalla la seconda chitarra di Betts e le tastiere del fratello, il tutto sorretto dal possente treno ritmico formato da Oakley, Trucks e Johanson. La ruvida voce di Gregg Allman guida e completa il sound del sestetto in un disco storico, epocale, a pieno diritto nella lista dei più grandi dischi della storia della musica ed uno dei cinque dischi dal vivo più belli mai pubblicati; per molti addirittura il numero 1.
Il disco ha del clamoroso: inutile citare brani ormai autentici classici della storia musicale Hot'lanta è una caldissima Atlanta, che non viene certamente rinfrescata dalle torride note introduttive di Oakley al basso, prodigandosi poi verso territori fusion, a dimostrazione di come il gruppo fosse in grado di affrontare tutte le discipline musicali.
La canzone e' impreziosita da un assolo tastieristico/chitarristico ad opera dei fratelli Allman in stile jazzistico, mai paghi di produrre una cosi' voluminosa mole di emozioni.
Menzione particolare alla doppia batteria, che fra rullate e tempi dispari, trova il tempo per scandagliare le radici del ritmo in un piccolo ma ottimo assolo per coesione e ritmica; "Whipping Post" in cui la performance degli Allman Brothers ormai e' un fiume in piena in completa trance artistica: mente sgombra da tutto e libertà incondizionata, dettata esclusivamente dalla voglia di jammare all'infinito.
Atmosfere fusion in "Mountain Jam" e suono delle origini in "Drunken Hearted Boy", rivisitando il piu' classico dei blues: il gruppo si riappropria di un tipico blues primitivo, senza concedere niente alla sua carica effervescente e sperimentale: la melodia scorre ipnotica, rapendo l'ascoltatore e ricordandogli che, con il finire di questa canzone, ha appena avuto il privilegio di udire un evento che in seguito solo raramente la musica rock riuscira' a eguagliare.
Classico imprescindibile del gruppo è la lunga "You Don't Love Me". L'inizio timido di chitarra e tastiera si trasforma in una danza tribale al crocevia fra blues, boogie e swing gettando le basi per la nascita di un nuovo movimento musicale che ben presto avrebbe dato vita anche ad uno stile di vita ben preciso: il southern rock.
Definire gli Allman "una band di rock sudista", come si legge in molte enciclopedie scritte sul rock, è limitativo. Gli Allman Brothers ebbero ed hanno un variegato numero di facce: southern attraverso le danze più aggressive, fusion nella loro voglia di abbattere i confini di certa musica, country o gospel, come possono riuscire a toccare le corde intime del sentimento attraverso le ballate più bluesy.
Questo condensato che spaziava verso una moltitudine di generi, questa “musica nuova” si evidenziava soprattutto quando le tematiche del gruppo si facevano malinconiche e romantiche, adatte a creare un'atmosfera e una colonna sonora di bivacchi all'aperto intorno ad un fuoco, e possibilmente in una prateria o in un deserto, il tutto per tener fede allo stile di vita "southern".
Il palco era il loro terreno preferito o campo di battaglia se preferite, una canzone di 3 minuti sul palcoscenico poteva esplodere nascere e rinascere sotto diverse forme, essere distorta ed analizzata da qualsiasi punto di vista.
Nel periodo a cavallo fra la fine dei '60 e l'inizio dei '70, gli Allman Brothers vennero affiancati da altre due jam-band storiche: i Lynyrd Skynyrd ed i Grateful Dead.
I gruppi avevano un modo diverso di proporsi; i Dead erano più spirituali e ipnotici: si poteva assistere ai loro concerti a momenti di trance collettiva di sterminate distese di giovani in preda agli effetti dell’acido e delle droghe rapiti dal sound psichedelico dei Grateful mentre i Lynyrd Skynyrd erano decisamente più aggressivi: furono fautori di una miscela esplosiva di blues, folk, country e boogie rock che sarebbe diventata ben presto il manifesto del neonato Southern Rock: lavorare sodo, vivere veloci e morire giovani; per quanto riguarda gli Allman Brothers invece, avevano nel movimento e nella frenesia il giusto habitat per le avventure musicali: dal vivo erano più viscerali, le loro erano autentiche prove di forza, maratone all'insegna di un approccio più fisico.
Le parti solistiche non nascevano da colorate ballate lisergiche, ma da una carica emotiva più viscerale e meno nobile, ma ugualmente coinvolgente per la sua carica selvaggia.
La chitarra slide dava note che sembravano sconosciute, le percussioni alternavano pause e riprese, la seconda chitarra elettrica era pronta ad inserirsi e scambiare in tutto questo scenario sino a quando subentrava l’organo Hammond di Gregg, che con la sua voce (e non è un esagerazione) fra le più belle in assoluto dell'intero panorama rock, una voce nera profonda e calda, era capace di adattarsi a ogni suono e di accarezzare come un leggero refolo di vento ogni centimetro dell'animo umano.
Per chi volesse avvicinarsi alla musica degli Allman Brothers e soprattutto a questo disco, è opportuno segnalare che esistono due versioni: quella chiamata "Live at Fillmore East" Deluxe Edition su doppio cd dedicata al concerto intero di una singola serata e la raccolta "The Fillmore Concerts" sempre su doppio cd, che racchiude una sintesi su quello che successe durante i concerti delle due serate del 12 e 13 marzo del '71.
Destino beffardo: mentre AT FILLMORE EAST entra nella Top 10, nel momento in cui gli Allman Brothers stanno per ottenere il giusto riconoscimento ad un talento purissimo e a tanta abbondanza musicale, il grande, il buon fratello maggiore ed amico Duane Allman muore in un incidente motociclistico a Macon (29 ottobre 1971) lasciando la band nella incertezza più totale.
Duane Allman è stato uno dei più grandi: ha ridefinito lo stile e quella particolare tecnica chitarristica a base di feeling e di un semplice cilindretto di vetro (una boccetta di Coricidin) per creare autentiche autostrade fra le stelle dandoci delle melodie spettacolari e toccanti.
La sua capacità di andare oltre gli schemi ed oltre le barriere tracciate dai generi musicali ne hanno fatto una delle figure leggendarie della storia musicale: la sua capacità di essere leader, gregario e compagno allo stesso tempo, la sua capacità di fondere blues, rock, country, folk, jazz, funky per farne una firma inconfondibile e la principale caratteristica della Allman Brothers Band, la sua capacità di essere non solo chitarrista ma musicista completo e sapiente, umile ma preparato sono caratteristiche che solo in anni recenti con la entrata in scena di Warren Haynes, hanno trovato un degno erede ed un grande prosecutore della tradizione musicale di uno dei gruppi più importanti ed influenti mai apparsi sulle scene.
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