Komos. Coro Omosessuale Bolognese

Scritto da giorgio montanari il 18/Mar/2009 alle 19:40

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Un po' di storia

La storia la conoscete! In Italia i musicisti al pari degli omosessuali sono ostracizzati, ridicolizzati e banalizzati.
Un bambino in Italia e' raramente alfabetizzato musicalmente, vuoi a scuola o in famiglia. Non parliamo della TV! In tanti hanno l'idea che per sfondare servano raccomandazioni piu' che talento, che fare il musicista significhi nella maggior parte dei casi fare una vita grama, che la musica sia in buona parte noiosa, che al massimo ha senso se ti porta a fare la scimmietta nello show televisivo.

Per i gay le cose non vanno meglio nel paese che fu di Michelangelo e di Pasolini. Alla berlina nel parlare comune, macchiette in televisione, nascosti agli occhi di molti politici che non li considerano una categoria di cittadini di serie A e bruscolino nell'occhio di alcuni ambienti religiosi che li considerano una minaccia da eliminare o curare.

In questo mondo, sembra che sia semplice se non desiderabile mettersi in metaforiche mutande e dichiarare qualunque cosa (vizi e malcostumi in testa) purche' non si tratti dei propri gusti artistici (vi immaginate un qualunque personaggio in un foro pubblico dichiarare di adorare Proust o Wagner?) o della propria omosessualita'. 

Del resto, "l'orrore che la gente prova all'idea di due genitori omosessuali e' lo stesso che prova all'idea di passare una serata in un teatro d'opera", scherza Paolo Vittorio Montanari (PVM) in una recente intervista.

Cosi', PVM, esponente di entrambe le categorie, decide che la via per la bellezza, la verita' e la virtu', come insegna Socrate, e' una via che puo' essere insegnata. E' cosi' che nasce Komos, un coro omosessuale che prende il nome dai cortei dionisiaci in cui si viveva una seconda vita parallela a quella quotidiana, a base di vino, sesso e musica. Non e' stato Keith Richards a inventare il motto "sesso, droga e Rock'n'Roll"...

Ora, per rispondere a due critiche che vengono facili: no, il coro e' aperto a tutti. Cosi' come un napoletano puo' giocare per il Milan, anche un eterosessuale puo' entrare in questo coro: l'importante e' che si faccia carico di portare alti i valori di rispetto e tolleranza della cultura omosessuale. I requisiti richiesti dal coro, per altro, sono i seguenti:  non odiare né avere paura dei gay, non odiare né avere paura della musica, avere un po´ di tempo disponibile. Democratico e civile, no?

E, di nuovo, no: non e' insensato parlare di cultura omosessuale: nessun ghetto, ma un semplice riconoscimento di tematiche e modi di fare cultura che a partire dall'Ottocento diventano autonome e rilevanti. All'estero esistono cori gay (uno anche qui a Sydney), esistono scrittori, registi e artisti che fanno arte dichiaratamente omosessuale, senza sensazionalismi o senza autocensure come avviene in Italia.

E' cosi' che, dopo prove e provini, la ricerca di una sala, il coro si forma nell'autunno del 2008 approdando infine all'ArciGay in quel di Bologna, con sede al Cassero. Per ora, il coro esiste solo in versione maschile visto la scarsissima adesione femminile (alla prossima sulla rimozione collettiva dell'identita' lesbica in Italia), ma non e' un problema: il repertorio per coro maschile non e' certo esiguo!

Ma PVM non si accontenta e, mentre lavora per far crescere Komos, inizia a sbattersi per organizzare una campagna di pubblicita' agguerrita che fa spargere la notizia dell'esistenza di questo coro un po' dovunque. Per il primo concerto, Repubblica, il Carlino, Radio2, oltre ai giornali locali e a vari siti sul web danno un discreto risalto all'iniziativa. Quindi non e' certo per magia che la sera della prima esibizione (15/03/2009) la sala del Cassero e' stracolma di persone e qualche personalita'.

Il concerto

A quanto mi riferiscono e' stato un vero trionfo e, vivendo io in Australia, me ne sono gustati degli estratti su YouTube (vedi link oltre). Il programma era principalmente colto (Banchieri, Mendelssohn, Poulenc, tra gli altri), ma era certamente godibile da tutti.

Tuttavia, e' stato eseguito anche qualche brano piu' recente e di piu' facile (?) ascolto, ma niente cose kitsch ("Non mi sento obbligato a perpetuare una ‘tradizione’ che vuole i gay appassionati solo del kitsch della Carrà", dice PVM sulla rivista del Cassero).  Da segnalare anche la presenza di alcuni ospiti di eccezione: il pianista Mario Sollazzo, il soprano Tiziana Tramonti,  il tenore americano Jason Ferrante, il violinista Thomas Barbalonga e la pianista Michela Ansaloni.

Tra i video disponibili online dell'evento, vi mostro due video: nel primo, potrete ascoltare come andrebbe eseguita la musica del primo barocco. Non solo qualche piano e forte nella forma domanda-risposta, ma anche una grande cura nel far aderire il significato delle singole parole alla forma musicale (notate come le parole "scoccare" e "bombarde" suonano eseguite rispetto alla parola "sospiri"?).

Orazio Vecchi - O felice nocchiero

 

Nel secondo esempio, PVM mette in scena un'idea che sapevo aveva in testa da tempo: esecuzione musicale in Dolby! Tempo fa mi disse che gli sarebbe piaciuto produrre un disco nel quale i vari strumenti fossero mixati in modo piu' moderno rispetto alla prassi vigente nella discografia classica: avere strumenti che girano, si avvicinano e si muovono nel panorama sonoro non e' certo quello che vi aspettate dalla Nona di Beethoven! Ma non e' affatto una cattiva idea, se fatta con gusto e competenza.

In questo caso, questa idea e' applicata a quello che pare essere il piu' antico esempio di contrappunto a noi arrivato: un "round" inglese della seconda meta' del 1200. Come noterete, i mesi di prove e la direzione di PVM hanno portato un gruppo di persone che non avevano la minima esperienza di musica colta (barocca, classica o contemporanea che sia) ad un livello di coesione e ricercatezza interpretativa notevole.

Sumer is icumen in

 

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Giorgio Montanari