Joey De Francesco "Trio Live" a Roccaforzata (TA) – 01-08-2009

Scritto da brunoritchie il 07/Aug/2009 alle 02:30

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Il concerto

Mi risulta che le date del tour italiano di Joey De Francesco siano soltanto tre, per cui possiamo ritenerci molto fortunati di poterlo vedere ed ascoltare direttamente a casa nostra, senza fare lunghe code ad un botteghino.

Al centro del cortile è posizionata tutta la strumentazione, pronta per l’uso. Troneggia un magnifico Leslie degli anni sessanta, una panchetta formato extra-large ovviamente rinforzata ed un “clone” dell’organo Hammond di produzione italiana che il costruttore, a fine serata, mi ha dimostrato essere molto leggero (solo 27 kg.) ed estremamente maneggevole e trasportabile (entra facilmente in una “case-valigia” personalizzata). Si tratta del “KeyB Duo” Organ

Alle 23.00 in punto esce dal back-stage il “grande” Joey De Francesco, accompagnato dai membri del suo trio italiano: Fabio Zeppetella alla chitarra e Alessandro Napolitano alla batteria.

Dopo i primi convenevoli e la presentazione del Gruppo, partono le prime note magiche di un brano che credo si intitoli F-Blues (purtroppo mi hanno soffiato da sotto il naso il foglietto contenente la scaletta e non sono riuscito a recuperarlo).

Trattasi del classico Blues impostato secondo lo schema classico: “intro/refrain/chitarra/organo/assolo di batteria/refrain/finale” che ci da modo di apprezzare immediatamente la tecnica sofisticata di questo grande Artista, universalmente considerato l’erede del compianto Jimmy Smith. Il brano si conclude con uno dei suoi innumerevoli ed immancabili “Yeah” lanciati con il suo bel vocione.

Joey De Francesco, per rendere omaggio alle proprie origini di cui va sicuramente molto fiero, ha deciso di rinnovare anche in questo contesto le proprie consuetudini, scegliendo l'esecuzione quasi esclusiva di "classici" della musica italiana.

Con cosa poteva cominciare, quindi, se non con “Malafemmena” del grande Totò? Ottima performance, introdotta da un agile flame di batteria del nostro mitico Sandro che, sentendo il peso di questo importante evento, appare giustamente molto emozionato ancorché ottimamente concentrato. Noto che c’è un fastidioso e frenetico via-vai di camerieri alle spalle dell'organo. Il Leslie, ad un certo punto, smette di funzionare, presumibilmente a causa del distacco del solito cavo elettrico volante.

Ma Joey non perde l’occasione per lanciare qualche battuta spiritosa, dando modo al proprio collaboratore di ripristinare la strumentazione, riprendendo poi il brano dal punto esatto in cui era stato interrotto, previa esecuzione di un flame di batteria che serve appunto per reintrodurre il refrain, seguito da una divagazione di natura “latino-americana” che da la possibilità a Sandro di condurre l’ensemble in un contesto musicale che noi sappiamo essergli molto congeniale. La chitarra reintroduce il tema e Joey conclude, come solo lui sa fare, sfumando su un accordo complesso da me non facilmente interpretabile (none, decime, undicesime, tredicesime … sto dando i numeri).

 

 

Faccio un po’ fatica a riconoscere le dolcissime sonorità della “ballad” che di seguito viene accennata con tenerezza, quasi accarezzata dalle agili dita di De Francesco. “Ragazzi, questo è il tema del Film Cenerentola! Si tratta proprio de -I sogni son desideri-  eseguito a tempo di Jazz/Walz che pian piano prende corpo e si sviluppa, sfiorando altre melodie abilmente incastonate in questa splendida cornice: un autentico gioiello che mi ricorda le parole di “Nuovo Swing” di Enrico Ruggeri: “Musicisti, Session Men, hanno già sviluppato il refrain. La canzone che vuoi tu, dopo un poco non la riconosci più! Non la riconosci più!”

Per non tradire la magica atmosfera che si è venuta a creare, Joey ci anticipa che il prossimo brano sarà da lui suonato ed anche cantato. Dovrebbe trattarsi di “The Universe of You”, almeno così mi è sembrato di capire (mannaggia al foglietto della scaletta...), nel cui assolo centrale compare il tema principale di uno dei brani che il grande Jimmy Smith prediligeva suonare: “Laura”. Il tono della voce di De Francesco - che è tra l’altro anche abile trombettista - è molto profondo e ben impostato. Secondo il mio modesto punto di vista, non ha quindi nulla da invidiare da altri interpreti di musica Jazz di pari spessore.

Si prosegue con “Sunny”, un motivo portato al successo negli anni settanta dai “BoneyM” molto intenso e vivace, impostato sullo schema: “Refrain/chitarra/organo/chitarra/assolo di batteria/refrain, con alcune divagazioni latino americane che sfociano addirittura in “Tico Tico”.  Unico appunto, se mi è consentito: avrei preferito un refrain eseguito con il “pollicione”, eseguito cioè alla Wess Montgomery, esattamente come si vede in questo filmato.

Sempre in omaggio alla nostra musica, il concerto prosegue con “Estate” di Bruno Martino - interpretata a tempo di “bossa” abilmente spazzolata da Sandro che, in alcuni momenti - riesce a suonare quasi in silenzio –  per poi proseguire con “Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, eseguita a tempo di Swing veloce, seguendo lo schema di esecuzione di cui sopra e concludendo con un finale abilmente inventato sul momento a causa di un disturbo in sala: è il tipico ronzio di un cellulare che ha creato una interferenza elettromagnetica nelle casse.

Tutti ci guardiamo in tasca, ma constatiamo che non è il nostro!

“That’s mine”, sghignazza Joey che, dopo aver letto il display dell’aggeggio infernale, lo spegne scusandosi dell’inconveniente dicendo: “Però, è già mezzanotte”!

Eh già! Siamo purtroppo giunti alla fine della performance, venendo salutati da “Back at the chicken shack” di Jimmy Smith, ossia uno dei celebri cavalli di battaglia di Joey De Francesco per mezzo del quale da modo agli altri elementi della Band di ritagliarsi il proprio spazio personale, finalizzato a dare un ultimo assaggio della propria arte e destinato a congedarsi nel modo migliore con il pubblico che, per la verità, oltre ad essere rimasto incollato alla sedia per tutto il concerto, indugia per un bel quarto d’ora ad alzarsi, rimanendo inutilmente in attesa di un altro bis.

Ma il Grande Joey non abbandona gli astanti e rimane a loro disposizione fino a tarda ora, per dar modo a tutti quanti di poter fare quattro chiacchiere con lui. E’ proprio un “gran” bel simpaticone … “Yeah”!

Joey De Francesco

http://www.joeydefrancesco.com/

Joey De Francesco ha percorso molta strada dai tempi di “All of Me” che ha rappresentato il suo debutto in qualità di leader, nel lontano 1989, a soli diciassette anni.

Le sue principali credenziali sono la tecnica organistica estremamente virtuosa ed il suo innato spirito “soul” che gli consente di essere menzionato come uno dei migliori suonatori di organo Hammond B-3 viventi al mondo che, dopo gli inizi trascorsi - all’età di quattro anni - di fronte alla tastiera di un pianoforte, è ora diventato di fatto il suo strumento principale.

Suona in modo egregio anche la tromba, il cui bocchino risulta essergli stato donato addirittura da Miles Davis, senza disdegnare il canto.

E’ nato a Springfield in Pennsylvania nel 1971 ed è un autentico figlio d'arte, poiché sia il nonno sia il padre erano entrambe musicisti.

A soli dieci anni si è esibito al fianco di Jack McDuff e, quando era appena diciassettenne, è stato accolto nell’orchestra di Miles Davis che lo ha condotto in una lunga  tournée europea e gli ha permesso di partecipare alla registrazione dell’Album Amandla del 1989.

La maggiore popolarità l’ha conseguita nei primi anni '90 quando, insieme a Dennis Chambers, ha fatto parte del power Trio “Free Spirits” di John McLaughlin.

Oltre alla intensa collaborazione intrattenuta con il chitarrista Pat Martino, vanta una discografia di oltre venti Album al proprio attivo, dei quali "Live: The Authorized Bootleg with Special Guest George Coleman" è il più recente.

De Francesco è uno dei pochi organisti di musica Jazz che ha ottenuto il primato nelle classifiche di preferenza delle riviste specializzate del settore.

Il suo stile innovativo e coinvolgente è ovviamente ispirato al carisma ed alla tecnica del grande ed indimenticabile Jimmy Smith.

Dotato di “orecchio assoluto”, è in grado di sviluppare le sonorità e gli stili di numerosi altri musicisti Jazz.

Fabio Zeppetella

http://www.fabiozeppetella.it/
http://www.myspace.com/fabiozeppetella

Fabio Zeppetella è un chitarrista autodidatta di Terracina che si dedica professionalmente al suo strumento dal 1982.

Vanta interessanti partnership con Tankio Band, il Gruppo Area 2 ed i Noisemakers di Roberto Gatto. Ha suonato in trio con Hein Van De Geyn e Aldo Romano ed in quartetto con Kenny Wheeler. Ha inoltre collaborato con Dario Deidda, Fabrizio Sferra ed Emmanuel Bex ed ha suonato con Lee Konitz, Tom Harrell, Steve Grossman, Massimo Urbani, Enrico Rava, Jimmy Owens, John Clarke, Sal Nastico, Ernst Reijseger, Lincoln Goines, Maurizio Giammarco, Paolo Fresu, Jean-Jaques Avenel, Danilo Rea, Stefano Bollani, Javier Girotto, Rosario Giuliani, Nicola Stilo, Fabrizio Bosso e molti altri.

Ha partecipato a numerosissimi Festival internazionali, tra cui Umbria jazz, Villa Celimontana jazz, Roma Jazz festival, Ravenna Jazz ecc.

Nel 1987 ha partecipato alla realizzazione dell’Album “Citysound” del Gruppo Area 2, in qualità di chitarrista e compositore, rappresentandolo in una lunga tournée giapponese.

E' un musicista e compositore molto accreditato ed apprezzato, considerato negli ambienti uno dei migliori chitarristi di musica jazz italiani attualmente viventi che ha saputo affermarsi nel contesto musicale di riferimento nazionale ed internazionale, avendo tra l’altro diretto il proprio quartetto con Kenny Wheeler, con il quale ha registrato nel 1995 l'album "Moving lines".

Dotato di buona tecnica e di un'innata sensibilità musicale, si esprime con un linguaggio unico e molto personale caratterizzato da complessi fraseggi, frutto di un intenso studio costantemente rivolto alla ricerca di nuovi stili e sonorità.

È arrivato all'elaborazione di un suono personalizzato, ispirandosi ad autentici maestri del calibro di Charlie Cristian e Wes Montgomery ed all'evocazione del be-bop e dell'hard-bop degli anni sessanta.

Sul suo sito si legge: "Nel suo fraseggio si scoprono gli aspetti dominanti di un linguaggio mai scontato, a volte virtuoso a volte dolce ma sempre essenziale, dimostrando una particolare attenzione al significato delle singole note e delle "linee in movimento" che da esse vengono prodotte. Le sue caratteristiche dominanti sono costituite dalla freschezza e dalla forza insite nel modo originale di interpretare la musica e da un particolare lirismo nel quale appare evidente la volontà di ricercare un legame tra poesia e musica".

E' endorser di
http://www.moffaguitars.it/

Alessandro Napolitano

http://www.myspace.com/alexdrumnapolitano

Alessandro Napolitano, batterista, è nato a Taranto. Ha studiato a Roma e Milano e nella sua carriera ultra-ventennale ha al suo attivo numerosissime performances e registrazioni, avendo iniziato a a suonare all' età di soli vent' anni in svariati tour di musica “pop” italiana.

A 23 anni ha suonato in moltissime formazioni di musica Jazz ed, in particolare, ha collaborato con Fabio Zeppetella, Giovanni Tommaso, Eddy Palermo.

La sua ineguagliabile tecnica e la sua versalitilità musicale gli consentono di affrontare, con risultati a dir poco entusiastici, qualsiasi genere musicale.

Alessandro ha ricevuto diversi riconoscimenti nazionali ed internazionali (Belgio, Malta, Spagna, Romania, Svizzera e Olanda) ed ha vinto una borsa di studio presso la Berklee di Boston.

Insegna batteria e percussioni a Taranto e a Milano ed è “Co-Chairman” presso l’Accademia "Francisco Tarrega" di Taranto

Vanta interessanti collaborazioni con: Tiziana Ghiglioni, Mark Soskin, Lincol Goines, Franco Cerri, Paolo Fresu, Massimo Morriconi, Andrea Braido, Locomotive jazz Quartet, Jojo Mayer, Marco Minnemmann ecc,

Il suo disco “My litle trip in New York” è stato registrato con la collaborazione di Ettore Carucci, Raffaele Casarano, Marco Bardoscia, Fabio Zeppetella, Mark Soskin, Gaetano Partipilo e Tonino Semeraro.
 
Bruno