Grandi chitarristi e musica emergente: intervista a Dante Colavecchi.

Scritto da AlexUnder il 18/Oct/2009 alle 19:05

Sezione: Interviste Professionisti

 

Il locale

Entriamo così nel nuovissimo CrossRoads (XRoads). Si trova a nord di Roma, fuori dalla città, lungo la via Braccianese (Osteria Nuova), facilmente raggiungibile dal GRA uscendo sulla Cassia, un quarto d'ora e ci sei.  Il posto è molto accogliente e Dante è persona affabile e gentilissima, un vero rocker! Yeah.

Il palco è quello delle grandi occasioni, molto grande, impianto luci e audio all'avanguardia, banco mixer di quelli da grande evento. Sull'acustica non mi pronuncio, non avendo ancora visto dei live, ma conto di darvi un riscontro quanto prima, dato il programma da mozzare il fiato! ;)

Il programma Inaugurato solo il 1° ottobre, il giorno 4 è già salito sul palco dell'XRoads un nome a noi particolarmente caro: Paul Gilbert!
Questi gli appuntamenti per noi chitarristi, imperdibili e già confermati:

Il Guitar Art Nights, con appuntamenti assolutamente grauiti e dedicati alla nostra amata sei corde:

Richie Kotzen
Gio 22 Ottobre

Carl Palmer + Paul Bielatowicz
gio - 12 novembre

Winger
ven - 20 novembre

Sinfonia + Joe Robinson
sab - 21 novembre

Inoltre una due giorni assolutamente imperdibile:
Tommy Emmanuel
ven - 27 novembre - € 25
Larry Carlton
sab - 28 novembre - € 25

Per tutte le date nel dettaglio potete consultare questo link col programma completo.

L'intervista

Come anticipato, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Dante, sulla sua professione, gli artisti che ha avuto l'onore di ospitare, sogni, speranze e una disamina sulla situazione della musica Live in Italia (e in particolare nella capitale).

Laster Guitar:
Hai avuto a che fare con molti grandi artisti, qual è stato il primo concerto importante organizzato da te?

Dante Colavecchi:
Il primo concerto importante (parlo di importanza in base al valore e la fama dell'artista stesso) è stato senza dubbio Steve Hackett, il chitarrista dei Genesis. Avendo lavorato con tantissimi altri è stato un modo di mettermi in competizione con quanto fatto in precedenza, perchè Steve ti imponeva anche un ruolo differente, molto più complesso, in quanto non dovevi stare dietro solamente all'organizzazione stessa del concerto, ma anche e soprattutto all'uomo, all'artista.

Ogni artista è un mondo a parte, devi starci dentro; capire ed assecondare alcune manie, come riti scaramantici e voodoo, modi di essere e comportamenti sul palco che tantissimi hanno. Steve è uno di quegli artisti che ti impone di rimanere più tranquillo e di stare più nella storia (quella importante dei suoi Genesis di 20-30 anni prima!), piuttosto che rimanere border-line e lasciare che i tuoi tecnici facessero il proprio lavoro.

LG: Ne deduciamo che per il tuo lavoro la conoscenza delle lingue, in particolare l'inglese, sia fondamentale.

DC: direi di sì, inoltre ho avuto la gran fortuna che Steve sapesse parlare il portoghese, avendo vissuto in un periodo della sua vita in Brasile.

Conosco molto bene quella lingua e questo ha creato un particolare legame che mi ha permesso di conoscere meglio la persona e alcuni simpatici aneddoti della sua vita. Un artista a tutto campo che porta con se la storia di quello che possono essere stati i Genesis negli anni 60.

LG: Il concerto più bello che tu abbia organizzato, o comunque quello a cui sei maggiormente legato?

DC: E' stato sicuramente quello di John McLaughlin!
Per me rappresenta la summa dei chitarristi mondiali, alla stregua di un Jeff Beck o Pat Metheny.

LG: Che emozioni hai provato nell'organizzare il concerto per uno dei tuoi idoli?

DC: Beh, intanto è stato straordinario aver fissato la data un anno prima dell'esibizione. L'emozione è stata continua, mano a mano che i giorni scorrevano e la data si avvicinava sempre di più è stata una sensazione indescrivibile!

LG: Di contro: il live che ti ha lasciato di più con l'amaro in bocca?

DC: Non ci sono artisti che ti lasciano deluso, bensì quando l'aspettativa per un evento viene tradita ... allora arriva la delusione e ci rimani male, soprattutto per l'artista. E' capitato per il concerto di Marc Ford, chitarrista dei Black Crowes, purtroppo c'era pochissima gente. Marc è un ottimo chitarrista, duro e dolce allo stesso tempo, sanguigno come solo i musicisti southern sanno essere.

Nel mio lavoro ho la fortuna di poter parlare e scambiare sensazioni con musicisti, essendo chitarrista anch'io(ci tiene a dire alle prime armi, NdA) ho spesso il privilegio di ottenere delle dritte su ampli e chitarre. Marc infatti mi ha spiegato come avere un suono Black Crowes, non difficile da fare magari, ma è tutta una questione di dinamica, di equalizzazione, per ottenere un suono potente ed impastato. Duro ma che non si perda nel mix finale. Un musicista che usa le mani e pochissimi altri accorgimenti.

LG: In un concerto secondo me, il pubblico conta tanto quanto l'artista, una mancanza di cultura?

DC: Penso che questa sia in effetti un po' la pecca del pubblico italiano, non tanto la mancanza di cultura, quanto la pigrizia.  Ricordo un'intervista a Frank Zappa che si lamentava dello scoglio lingua in un concerto in Italia, che non gli permetteva di interagire, come solo lui sapeva fare, con la platea. Non gli dava insomma lo stimolo ad improvvisare e creare quella simbiosi che per lui era fondamentale alla creazione. Stiamo parlando comunque di un artista eccezionale ed unico come Zappa...

LG: Il live che ti piacerebbe organizzare, sogno nel cassetto.

DC: Sono stato ad aprile al Musikmesse di Francoforte, dove ho incontrato moltissimi artisti, Paul Gilbert, Al di Meola, Satriani, dicendogli che ci saremmo reincontrati ad ottobre a Roma, anche se il locale ancora non esisteva, nemmeno sulla carta.

Crossroads, il nome del locale, era il nome ricorrente nei miei sogni, non solo per quanto riguarda Robert Johnson, Clapton o i Cream, ma proprio il concetto di incroci di strade, tanta gente che arriva, che torna, che ti prende e ti lascia...

Ora che il sogno si è realizzato quindi sarebbe bello coronarlo ospitando Eric Clapton!  E spero un giorno di poter organizzare qualcosa in tal senso.

LG: La tua filosofia nel lavoro.

DC: In Italia ci sono molti che sanno organizzare ottimi concerti, ma penso che tutto verta esclusivamente sull'aspetto economico. Quindi guadagnare piuttosto che proporre.

Certo è ovvio che sia l'aspetto più importante per un'attività, ma ritengo che si possano fare anche ottime cose guadagnando magari di meno e investendo molto di più sul concerto stesso, facendo risparmiare magari sul biglietto.

LG: Ed infatti il 22 ci sarà Richie Kotzen gratis da voi.

DC: Si questo è un progetto del mio collega Guido Bellachioma, che porterà a 8 concerti gratis dedicati a chitarristi, il Guitar Art Nights. Compreso Carl Palmer, che, nonostante sia il batterista degli ELP, è accompagnato da Paul Bielatowicz che è un chitarrista straordinario.

LG: Qualche simpatico aneddoto?

DC: Beh, quella volta che Tommy Emmanuel ci ha portato alle fraschette e ci ha fatto fermare in mezzo alla strada per comprare mozzarelline di bufala, pomodori pachino e un fiaschetto di vino prima di andare a fare il sound check è stato veramente esilarante. Poi è il personaggio ad essere eccezionale, non solo sul palco. E' uno di quelli che ogni volta che sale su un palco si diverte e questo lo percepisci.

Vedi, per me chi fa spettacolo e un certo tipo di musica deve essere un po'(non so se si può dire) mignotta, nel senso buono del termine ovviamente!

Altrimenti è meglio lasciar perdere, perchè devi sempre catalizzalire l'attenzione del pubblico su di te, senza pensare alle tue scarpe sporche, nè ai capelli in disordine ma far intendere a tutti che anche quello fa parte dello spettacolo, perchè sei riuscito a cogliere l'essenza della musica, che il pubblico vuole: lo spettacolo nudo e crudo!

Perchè la gente vieni lì quel giorno per vedere te e stare in sintonia con te, poco gli interessa di tutto quello che sta intorno.

Quattro chiacchiere sulle band emergenti

LG: Molte band si presentano da te per chiederti una serata, a primo impatto, qual è l'errore ricorrente?

DC: Arrivare, presentarsi con un demo e dire: "questa è la nostra musica, c'è il nostro indirizzo, se ti va ci chiami...", senza aggiungere altro. Molti hanno fretta di andare via, ad altri non va di parlare, quindi gli interessa soltanto un aspetto merceologico, un termine orrendo per me ma che voglio usare perchè ti presenti come se ti facessi vedere una cosa: se ti piace bene altrimenti non fa niente...

LG: Che poi è anche uno svalutare se stessi e il proprio progetto.

DC: Non aggiungono altro, presentano il loro prodotto e poi non aggiungono nulla(chi siamo, perchè lo facciamo, ecc.) ed io di quel nulla cosa posso fare?

Io non sono un talent scout, questo ci tengo a dirlo, ho ben poco interesse a promuovere una band anzichè un'altra. Io voglio dare una possibilità a quelle band che hanno capito il mio progetto e che siano in grado di fare una serata soddisfacente.

LG: Parliamo ovviamente sia di musica inedita che di coverband.

DC: Mi sembra un'eresia parlare di cover, musica inedita, tribute, ecc. per me la musica è musica in ogni sua espressione.

LG: Un altro errore ricorrente...

DC: Io penso che bisognerebbe ripensare ad un po' di cose.  Forse nessuno dei ragazzi che viene a proporsi per una serata, parlo di Roma in questo caso, si rende conto di quante band e musicisti ci siano che vogliano suonare.

Parliamo di circa 3000 e oltre musicisti che suonano anche in più band, contiamo 500 band per tenerci bassi (moolto bassi NdA), se anche decidessi di dare una serata a tutti, ad una band che mi è piaciuta particolarmente potrei garantire una seconda serata solo dopo due anni e mezzo.

Di locali ce ne sono molti, ma sono troppo pochi per tutte le band. A primo impatto credo sia opportuno che la band che va a proporsi in un locale, dovrebbe prima analizzare lo storico, capire che musica viene suonata. Onestamente non penso che si possa andare a portare il proprio demo all'Auditorium o al Palalottomatica per poi dirgli fammi suonare.

Esiste una presunzione generalizzata che dice: tu sei un locale io sono un musicista, mi devi far suonare. Quello che in realtà penso di questi ragazzi, è che manchi veramente la voglia di suonare! Vedo soltanto voglia di primeggiare, promozionarsi ed esporsi. Forse oggi perchè viviamo tutta questa televisione che ci propone i vari X Factor e Grande fratello che trovo orrenda!

Come dicevi prima in merito alla cultura, continuo a dire che per me è pigrizia. Pigrizia di studiare, di ascoltare, di comporre. Ricordo che in Italia c'erano dei grandissimi compositori ormai purtroppo scomparsi, oppure messi da parte per l'impellente bisogno di una musica spicciola, di largo consumo.

Forse sarà anche una mia mancanza il non riuscire a comprendere questo nuovo modo di fare musica, ma poi ti presenti da me e la spacci per Arte (con la A maiuscola), l'arte non vuol dire ricevere qualcosa in cambio, altrimenti è un commercio, sei un commerciante, allora ti tratto come tale.

LG: Un modo sbagliato di proporsi quindi?

DC: Non è sbagliato, ma se me la butti sul lato commerciale, io gestisco un'attività che deve seguire le regole del mercato.  Ti ritrovi con 15 persone che lavorano con te e devono essere pagate alla fine della serata, ho una responsabilità, non le posso pagare con la A maiuscola dell'arte...

 

 

LG: Ma ci sono comunque delle band che sanno il fatto loro e producono Arte.

DC: (Per fare un esempio) ci sono i Capolinea, un'ottima band fusion strumentale. Dei veri mostri musicalmente parlando, che non hanno nessun tipo di pretesa, a loro piace soltanto suonare e, quando capita, gli do l'opportunità di esibirsi anche come opener di grandi concerti. Ma loro sono anche persone che si mettono costantemente in discussione, che giocano con la loro musica, col loro modo di essere. Cosa che non fanno tantissime altre band.

LG: Ascolti comunque tutti i cd/demo che ti arrivano.

DC: Ti dirò di più, ho addirittura un intero database sul pc, con tutti i titoli delle band che mi hanno portato il proprio cd.

LG: Cosa valuti maggiormente del materiale?

DC: la qualità audio è importante, ma si intuisce subito se c'è stata cura per il suono e se è ben suonato. Una chitarra che suona come una zanzara, con un sound di batteria inscatolata, non mi lascia ovviamente una buona impressione.

LG: Ti fidi quindi della bontà del materiale, non hai mai dubbi che magari in studio la band si sia fatta aiutare da dei professionisti e non sia tutta farina del loro sacco? Magari un buon lavoro potrebbe trasformarsi in una delusione in sede live...

DC: Innanzitutto credo nella buona fede delle band che mi portano il loro prodotto, altrimenti diventerebbe anche un inferno fare un lavoro simile, se non ci si fidasse di questo. Sarebbe più opportuno semmai andarli a vedere dal vivo, quando non lavoro, tenendomi in disparte in fondo al locale. Per me comunque la fiducia è alla base di tutto, vorrei sottolinearlo.

 

 

LG: Preferisci una band tecnicamente preparata o delle matricole con grande seguito di ragazzini?

DC: Ovvio che la seconda ti fa comodo, commercialmente parlando, ma non è quello che serve al mio lavoro.

LG: Ci sono molti concorsi per band emergenti che spesso si organizzano presso Live Club molto importanti. Sono da consigliare, magari per farsi le ossa? oppure pensi siano una perdita di tempo?

DC: Francamente mi chiedo cosa esistano a fare. Ho sempre paura dei giudizi. Che poi posso darne anch'io, per carità, ma poi posso sempre ripensarci. Se invece devo dare un voto, poi non posso più cambiarlo e quindi magari ho bocciato un piccolo genio e favorito uno che mi ha ingannato in quel momento. Magari perchè trascinato da un'emozione o distratto.

Credo che le band debbano riprende la sana strada della cantina eppoi suonare, suonare, suonare, sempre e comunque, che è quella la vera scuola. Non perdere tempo dietro a queste cose che distorcono la realtà.

LG: Chiudiamo con una domanda personale: quando chiudi le porte del locale, a fine serata, quali sensazioni ti porti a casa?

DC: Beh, sono sempre belle. Perchè bene o male che sia andata la serata, ho sempre assistito ad un concerto, ho sentito delle emozioni che mi sono state trasmesse da chi era sul palco, oppure dal pubblico stesso che ha trovato le vibrazioni giuste ascoltando quella musica, che magari tu hai sentito mille volte ed avevi dimenticato tu stesso quello che erano state per te tanti anni prima, quando le ascoltavi per la prima volta.

Le emozioni che riesci a far vivere al pubblico che è venuto nel tuo club, quel pezzettino di te che ognuna di loro si porta a casa a fine concerto, questa è sicuramente una sensazione impagabile.

Un saluto caloroso a tutti gli amici di Laster!

Conclusioni

Vorrei veramente ringraziare di cuore Dante per la sua gentilezza, disponibilità e per gli aneddoti personali su grandi musicisti augurando all'XRoads e a tutto il suo staff il successo che merita!

Per chiudere alcune info:

Sito ufficiale del CroassRoads.

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