Gli Eagles a Milano.

Scritto da Bald Eagle il 18/Jun/2009 alle 20:30

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The Eagles

Non starò a parlare della storia degli Eagles, magari ci farò un articolo sopra. Dirò solo che il gruppo ha venduto 120 milioni di dischi nell'epoca d'oro, ancora adesso ne vende un milione all'anno e il loro DVD Hell Freezes Over è il più venduto della storia della musica, nonostante l'ultimo disco in studio prima di Long Road Out of Eden, che da il titolo al tour, sia di oltre ventotto anni fa.

I due padri-padroni, Don Henley e Glenn Frey, non sono solo i fondatori delle Aquile, ma il primo è anche un dotato autore di testi che vanno al di là dello stereotipo California-Route 66-auto convertible e birra.

Spesso critica il sistema americano che si dimentica delle classi che ne formano la spina dorsale (A Month of Sundays) o di come si sia formato il paese (The Last Resort); della voglia di torbido dei media (Dirty Laundry) ma anche, restando nei classici, di come il sogno americano diventi un incubo senza uscita (Hotel California).

Glenn Frey, invece, più guascone e meno strutturato, è però un musicista di alto livello e grande arrangiatore. (uno dei soprannomi che gli hanno dato i suoi soci è "The Lone arRanger").
La loro storia passa attraverso alcool, droghe, litigi legali, donne e botte sul palco a colpi di chitarra, ma come ho detto, magari ne parlerò un'altra volta.

Il concerto: suoni e strumentazione

Riguardo a sabato sera, il pubblico era abbastanza vario ma l'età media era oltre i quaranta, nonostante qualche famigliola al completo o qualche coppia di ragazzi sotto i trenta. Pochi, nonostante i prezzi, i posti vuoti e sotto il palco l'atmosfera si è fatta subito abbastanza calda, ma sempre in modo molto sereno.

Puntuali come sempre, i giovani sessantenni si presentano sul palco in completo nero e camicia bianca.
L'acustica mi preoccupava un po': infatti mi era stato detto di altri eventi in cui non si sentiva per niente bene. Invece le casse appese a mezza altezza e più avanti rispetto allo stage hanno fatto il loro dovere.

Appena un po' nascoste le tastiere, le cui frequenze sono state sacrificate in favore di chitarre e voci.
Ecco le voci: impasto, intonazione e impatto assolutamente perfetti. E oltretutto non sembravano per niente "corrette" con qualche effetto. Addirittura in qualche pezzo Glenn Frey sembrava lievemente fuori tono, forse perchè le spie erano ancora da regolare a dovere.

La band che li accompagna, quattro fiati, due tastieristi, Stue Smith alla chitarra-tuttofare (ma Don Felder è lontano anni luce) e un batterista-percussionista, sono una solidissima base su cui si intrecciano le parti dei quattro aquilotti.

Quantomeno strana la scelta delle chitarre usate. Mentre nei concerti storici (Hell Freezes Over su tutti) lo sfoggio di chitarre vintage da fare impallidire qualsiasi collezionista era roba da infarto, qui ho visto Joe Walsh suonare con un'Ibanez metallizzata. Roba da matti ! Glenn Frey ad un certo punto ha sfoggiato una Gibson orribile (forse una Modernist...comunque brutta davvero!).

Ma i suoni erano superlativi. Uno su tutti quello di Joe Walsh in Long Road Out of Eden, molto più incisivo che su disco.  Davvero fantastico.

 

 

Hanno suonato, come negli altri quattro concerti che ho visto (Lucca, New York, Dublino e Verona) per tre ore piene, con una pausa per rifocillarsi (e secondo me non hanno bevuto solo acqua, ma d'altronde hanno un'età e un aiutino è sempre benvenuto).

Avrei gradito qualche pezzo meno gettonato nei live, come Victim of Love o Those Shoes, ma nel concerto di sabato hanno addirittura saltato Tequila Sunrise a favore di parecchi pezzi nuovi.

Forse troppi lenti, che secondo me non hanno il fascino di I Can't Tell You Why. Per assurdo How Long, un pezzo premiato dalla critica americana e presente nel loro ultimo disco, non è per niente nuovo, è stato scritto negli anni settanta, segno che la vena creativa degli Eagles non è proprio in formissima.

Detto questo posso solo dirvi che il concerto mi ha veramente soddisfatto. L'energia e il divertimento sono stati abbondanti e di qualità.  Questo gruppo ha ancora da insegnare tanto a giovani artisti che puntano più sul gossip per farsi conoscere che non sulla sostanza musicale.

La scaletta

How long
I don't want to hear anymore
Guilty of the crime
Hotel California
Peaceful
I can't tell you why
Witchy woman
Laying eyes
Boys of summer
In the city
The long run
 
No more walks in the wood
I've been waiting in the weeds
No more cloudy days
Love will keep us alive
Take it to the limit
Long road out of eden
Walk away
One of these nights
Life's been good
Dirty laundry
Funk #49
Heartace tonight
Life in the fast lane
Take it easy
Rocky mountain way
Desperado

Joe Walsh For President

Ah...se qualcuno c'era, noi eravamo quelli dietro lo striscione JOE WALSH FOR ITALIAN PRESIDENT. È piaciuto a un sacco di gente, compresa la moglie di Joe che, in compagnia di due grossissimi bodyguard, è venuta di persona a fotografarlo. Peccato che non mi abbia invitato nel backstage alla fine del concerto. Sarò costretto ad inseguire gli Eagles in qualche altro posto per ottenere un autografo e una foto.

Enrico.
Bald Eagle.

P.S. ovviamente sul Tube potete già vedere filmati di buona qualità girati al concerto. Io al massimo sono riuscito a fare due foto, ero troppo occupato a cantare e divertirmi. Per fortuna Francesco, il mio tastierista, ha preso diligentemente nota della scaletta. Merito suo se è così precisa.