Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Ore 21.00: Eugenio Finardi in concerto
Arrivato per tempo al teatro, complice il fatto che conosco personalmente gli organizzatori dell’evento nonché i tecnici del service audio e luci, ho potuto fare un breve giro sul palco dove di lì a poco sarebbe salito Eugenio Finardi con la sua band.
Doverosa prima sbirciata agli strumenti di Eugenio, posizionati a centro palco: amplificata da un piccolo combo Fender tweed ci stava una Telecaster sunburst, con tastiera in acero molto relic e un bello spaghetti logo alla paletta: “Finardi rebelcaster”.
Sul ricciolo della paletta faceva poi capolino, a completare la customizzazione, una piccola decal di Wile E. Coyote, personaggio dei cartoons assai caro a Finardi, celebrato in uno dei brani più famosi del cantautore, come ben sapete.
A fianco della Tele stava una acustica Taylor 414, la cui batteria da 9V purtroppo si è poi scaricata a metà concerto (eccolo qua l’imprevisto degno del coyote più famoso dei cartoni animati) senza che nessuno, e dico nessuno né del suo entourage né del service (sigh), sia stato in grado di sostituirla.
Morale della favola: Finardi l’ha usata così per un paio di pezzi, gracchiante al punto giusto annegata nel mix generale, per abbandonarla giocoforza quando si è presentato sul palco per accomiatarsi dal pubblico con la dolcissima Favola, eseguita da solo in acustico.
Per questo brano si è perciò accompagnato con la bella Martin D28 del suo chitarrista, che per l’occasione, causa virus influenzale del “titolare di cattedra” Max Carletti, è stato Tony De Gruttola.
Chiusa la dolorosa parentesi sulla 9 volt e sui malanni di stagione, torniamo al resoconto della mia passeggiata sul palco: raggiunto il mio vero obiettivo, ovvero la postazione del chitarrista (ma va’?), vi ho trovato quanto segue:
Chitarre
1. Fender Stratocaster signature Jeff Beck vintage white con humbucker full size Seymour Duncan al ponte (“Jeff Beck”?), che è stata alla fine l’unica elettrica utilizzata.
2. Fender Telecaster USA sunburst con magneti Di Marzio, imbracciata in un unico pezzo e subito ri-posata a favore della Strato a causa di scordatura selvaggia della chitarra, provocata probabilmente dal calore prodotto sul palco dall’impianto luci.
3. Martin D28.
4. Godin Multiact nylon (non utilizzata).
Pedaliera
Assemblata da Guido Michetti, di cui mi pare aver capito De Gruttola sia endorser. Una decina di pedali, dall’artigianale italiano (overdrive Eleven Electrix) ai grandi classici per nulla esoterici (wha Dunlop GCB95, compressore Boss CS3, overdrive Ibanez TS9, chorus EH Small Clone, tremolo Boss TR2, riverbero Boss…) per chiudere con un delay Eventide Time Factor.
Il tutto pilotato da un Vinteck looper più vari “scatolotti” sempre Vinteck, credo mixer di linea e roba del genere, di cui non sono molto pratico, per cui non mi avventuro a raccontarvi nel dettaglio cose che non so: io uso 3 pedali 3 e finora non ho avuto necessità di imparare a gestire catene complesse di effetti, quindi son tutto meno che un esperto in questo campo! Se queste due righe al posto mio le scrivesse Luca – The Song is over, tanto per dire, vi farebbe un trattato enciclopedico.
Amplificazione
Testata Cicognani Imperium (anche qua endorsment ci cova) dentro una 4 ´ 12 Mesa: purtroppo non ho guardato il retro della cassa, quindi non so se fosse open o closed, né so dirvi nulla dei coni montati.
Basta là, ho finito il rapportino sulle 6 corde. Gli strumenti sono sì importanti ma ben di più, come sempre, chi li imbraccia; di chi ha suonato le chitarre abbiamo già parlato, il resto della band era costituito da: Stefano Profeta al contrabbasso e basso elettrico, Paolo Gambino alle tastiere e al pianoforte e da Federico Ariano alla batteria.
Analisi tecnico / musicale
Finardi è salito sul palco in orario tra gli applausi del pubblico (il teatro era pieno, all’incirca 500 posti): dalla mia posizione in terza fila l’ho visto invecchiato più di quel che avrei pensato, ma questo non è andato a discapito dell’energia che lo ha animato per tutta la serata.
Il primo brano in scaletta è servito per alcuni rapidi aggiustamenti all’acustica in sala, che poi è stata buona per tutto lo spettacolo, con un bell’amalgama strumentale e con la voce di Finardi in evidenza, intensa, delicata e profonda nelle ballate, energica e sanguigna nei pezzi più blues.
La band: magari è scontato dirlo, ma si parla di musicisti con un manico grande così! Detto questo mi è piaciuto in modo particolare Profeta, che ha suonato quasi tutto il concerto con il contrabbasso (uno strumento tipo silent guitar Yamaha), con grande groove e con un tocco eccellente! Menzione particolare per Extraterrestre, che ha una linea di basso con i contro-cosi.
Gambino ha svolto una mole impressionante di lavoro: pianoforte, tappeti, cori e chi più ne ha più ne metta… Sul versante squisitamente chitarristico ci vuole una doverosa premessa: De Gruttola è stato chiamato a sostituire Carletti soltanto il giorno prima del concerto! Ha ricevuto i pezzi venerdì mattina alle 10.30 e ha finito di studiarseli all’una e mezza di notte. Un brano addirittura l’ha avuto sabato mattina, cioè il giorno stesso del concerto.
Non c’è da stupirsi quindi se ha suonato con un occhio al leggio e con l’altro ai compagni di band, attento a non fare passi falsi. A volte il volume della chitarra tendeva un po’ a perdersi nel mix, probabilmente dove De Gruttola si sentiva meno sicuro. Tuttavia, vista la situazione, se l’è cavata alla grande. Nei soli, dove aveva ovviamente più libertà, ha potuto lasciar andare i freni e far intuire quanto di più avrebbe potuto offrire ai pezzi se avesse avuto più tempo per farli suoi. Insomma, un grande chitarrista in una situazione particolare, affrontata nel migliore dei modi.
Inoltre, come tutti i Musicisti che finora ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, Tony si è dimostrato una persona molto gentile e alla mano: quando a fine concerto sono andato a salutarlo brevemente e a fargli i complimenti è stato molto disponibile e cortese, per nulla distaccato.
Mi sarei fermato volentieri a parlare più a lungo con lui di strumenti e suoni, ma ho preferito non rubargli tempo prezioso visto che stava smontandosi gli strumenti da solo, e come lui tutti gli altri musicisti. E io che ogni tanto penso che vorrei aver qualcuno che monta e smonta per me! Testa bassa e pedalare, che a questi qua non sarei degno neppure di spostare l’ampli…
Perciò, dopo un rapido saluto, l’ho lasciato lavorare in pace e mi sono messo in fila per farmi autografare da Finardi, che nel frattempo era ricomparso dal camerino, la mia copia originale del CD La forza dell’amore. Quando è arrivato il mio turno, Finardi mi ha fatto un sorriso e mi ha stretto la mano, ringraziandomi per aver partecipato al suo concerto. Penso che basti così, per dire che tipo è.
Il concerto e le sue emozioni
Finardi ha cantato tutti i suoi più grandi classici, da Le ragazze di Osaka, dolce e toccante, a maggior ragione sapendo quel che sta dietro la scrittura di questo pezzo, a Extraterrestre, passando per Patrizia, Katia, Non è nel cuore, Un uomo, La radio, Amore diverso, Diesel, Vil Coyote… È mancata La forza dell’amore, ma complessivamente direi che i fans possono essere più che contenti della scelta dei pezzi, o perlomeno, io lo sono stato.
Praticamente ogni canzone è stato contestualizzata, spiegata e raccontata prima di essere cantata e questo ha dato un valore aggiunto alla godibilità ed alla comprensione dell’arte: un po’ come quando si visita un museo da soli e si gira di sala in sala con il naso per aria, affidandosi solo alla propria cultura e al proprio senso del bello (il che a volte non è affatto un male comunque) o si fa la stessa esperienza accompagnati da una brava guida… in questo caso guida migliore non avrebbe potuto esserci e i brani, per quanto a me cari e conosciuti, si sono presentati in una chiave di ascolto nuova e preziosa.
Due ore di bella musica, di rock, di blues, di canzone d’autore, due ore in compagnia di uno degli artisti che amo di più, a cui in una fredda sera autunnale ho avuto la fortuna di poter stringere la mano. Grazie a chi ha lavorato per rendere possibile il concerto e grazie a voi cari amici che avete avuto la pazienza di leggere fin qui.
Segnalo questo link dove potete trovare un video della serata:
http://altofriuli.com/cultura/musica-e-spettacoli/standing-ovation-a-tol...
Emanuele
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