Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Questo è per Paolino Moonlite, e non poteva essercene un altro. Ogni volta che arriva nel lettore io rischio la lacrimuccia (e in effetti può essere imbarazzante, magari sul bus...). Beh, visto come sono andate le cose nelle ultime ore io sapevo di dover buttare alle ortiche il lavoro fatto, o meglio tenerlo per la prossima occasione. Al volo, in casa, col portatile. Perché non avevo a disposizione altre parole.
Quindi, Paolino, questo è per te.
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Tecnicamente: siamo in Mi minore (naturale), su un pedale piuttosto vago, e zio Robben si muove con una scelta di tempi che da sola sta a dire tutto: in un contesto modale come questo, dove non ci sono meccanismi armonici consolidati a tenere viva l'attenzione, tutto quello che conta è il fraseggio da un punto di vista ritmico (la divisione delle frasi) e melodico (l'inviluppo delle frasi). Lo spostamento progressivo verso il basso sembrerebbe calmare la tensione, ma la scelta ritmica e il ritorno finale in zona acuta tendono a ri-mettere in gioco tutte le armi di seduzione con cui lo zio è in grado di catturare l'attenzione, calamitarla, circuirla, farla sua, possederla, portarla in alto, sì, così... ancora... Vabbè, ci siamo capiti.
Se poi qualcuno volesse farsi del male, c'è pure la versione video...
Andrea (il coccia)
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