Introduzione alla Teoria Musicale

Scritto da coccia il 17/Jun/2008 alle 01:00

Sezione: Didattica

 

PREMESSA

In queste pagine troverai tutto (ma proprio tutto!) quello che c’è da sapere per un musicista completo nel Terzo Millennio, ma spiegato una buona volta “con la chitarra in mano”… era l’ora!

Tutto qui sarà analizzato riferendosi a brani “veri”, stra-conosciuti, tratti dal repertorio rock, pop, blues, metal, jazz… insomma, i pezzi che si suonano davvero quando si è col gruppo; e il linguaggio?
Beh, tutto lo sforzo (parecchio) è impegnato a renderlo finalmente chiaro, diretto, immediato: anche i concetti più “ostici” possono essere intuitivi e naturali, e le caterve di esempi e di “link di ascolto” (da qui a Youtube ci sarà un bel movimento...) faranno di tutto per rendere ogni argomento qualcosa di “vivo”, vero, mille miglia lontano dalle disquisizioni accademiche a cui ci hanno abituati!

Che tu suoni metal o jazz, pop o blues o qualsiasi altra cosa, qui potrai trovare tutto quello che ti serve per “decodificare” i meccanismi della musica e per moltiplicare le tue potenzialità sulla chitarra fino a livelli che adesso probabilmente ti riesce difficile anche solo immaginare!

Ogni singolo argomento verrà “smontato” come un giocattolo, per vedere (e sentire!) come funziona, in che contesto vale, dove e come si può utilizzare; e alla fine, riassemblato sulla chitarra per ficcartelo nell’orecchio e sotto le dita, una volta per tutte.
Qui non imparerai “la teoria”: finché le informazioni restano “teoriche”, a noi come chitarristi e musicisti servono davvero poco! Qui si tratta di apprendere un linguaggio, e la sola cosa che davvero conta è arrivare a “parlare la musica”, attraverso la chitarra, con la stessa naturalezza con cui parliamo l’italiano.
 
È un percorso lungo, che richiede tempo e passione: c’è una vita di studio davanti, e le gratificazioni immense che la musica sa darci valgono senza dubbio qualche piccolo sforzo che occorre per imparare a “giocare” con le sue “regole” e il suo “vocabolario”.

Lo sforzo nel realizzare queste pagine è tutto mirato a un utilizzo pratico, reale, più orientato al palco e allo studio di registrazione che all’aula di una classe o alla scrivania di una cameretta: da parte tua, perciò, se vuoi davvero ottenere il massimo da queste pagine il consiglio è di suonare più che puoi, con altri musicisti, anche a costo di fare musica che magari non ti soddisfa del tutto; ricorda che una serata sul palco ti insegna più cose di quanto potranno mai fare ore di lezione o pagine e pagine di libri e riviste!!
Se poi hai voglia di farti vivo per un confronto personale, ricorda che Laster è soprattutto un luogo di incontro, uno spazio di condivisione... fatti vivo!!

 

PERCHE' CONOSCERE LA TEORIA?

È davvero indispensabile conoscere la teoria? La cosa potrà sorprenderti, ma la risposta è No. O almeno, dipende: dai tuoi obiettivi, dal tuo rapporto con la musica, da quello che vuoi fare con la chitarra.
È chiaro che se ti interessa soltanto “strimpellare” le tue canzoni preferite sulla spiaggia con gli amici (le amiche… sì, soprattutto le amiche...), non ti serve sapere poi molto.

Viceversa, se ad esempio vuoi fare il “turnista” per incidere nei dischi da hit-parade avrai bisogno di una preparazione piuttosto completa, magari anche in termini di arrangiamento.
Ad ogni modo, ci sono svariate buone ragioni  per prendere confidenza con i meccanismi essenziali della musica, qualunque cosa tu voglia fare; del resto, se stai leggendo queste righe è probabile che un minimo di curiosità ti stia “titillando”, perciò… ecco qualche buon motivo per darci dentro, e andare a fondo:

  • per goderti di più la musica

Sorpreso? È normale: perché dovrei godermi di più la musica conoscendo la teoria? Che cosa c’entra?
C’entra eccome: se io guardo una partita di baseball, al massimo posso apprezzare i gesti atletici e i movimenti dei giocatori, posso forse intuire qualcosa su cosa fanno tutti quegli atleti, ma poco di più: non ho confidenza con i meccanismi del gioco, e so inpartenza che mi perderò un sacco di cose!

La tattica, l’organizzazione delle squadre, come hanno deciso di affrontare la sfida… Non è solo questione di “regole”, cose astratte: se conoscessi il baseball, so che potrei godermelo di più.
Allo stesso modo, ogni “passione” è fatta anche di curiosità, conoscenza, dimestichezza profonda (fino ad esser intuitiva): vale per tutto, dallo sport al vino, dalle automobili alla pittura… persino per il sesso! (in realtà la volta migliore non è la prima, ma centesima, la millesima, quando ci si conosce a fondo, e tutto succede “senza starci a pensare”, arrivando ad un’intesa “magica”, senza limiti…).

Con la musica è lo stesso. Certo, ci sono stati (e ci sono) musicisti straordinari che di teoria non ne sapevano nulla. Ma non è neanche vero questo: ok, forse non sapevano di conoscerla, la teoria, ma erano talmente “dentro” alla musica che per loro si trattava quasi di una “lingua madre”, come per noi l’italiano.
E quando noi parliamo, non pensiamo certo alle regole di grammatica e sintassi (?!), però le usiamo: sono talmente parte di noi ch anche da bambini, prima di andare a scuola e impararle formalmente, le usiamo in maniera intuitiva e “naturale”.

Per noi “comuni mortali”, che entriamo nella musica come in una lingua straniera, impararne i meccanismi vuol dire moltiplicare le possibilità di coglierne le sfumature, i “modi di dire”, le sottigliezze; e godercele fino in fondo. Poi è chiaro che per assimilare il “linguaggio musicale” fino a renderlo “spontaneo” non possiamo fare a meno di “parlarlo”, di suonare: suonare sempre, più che possiamo, e ascoltare musica in ogni momento, assorbirla come “spugne”. Ma durante questo cammino, lavorare per conoscerla più a fondo è solo una possibilità in più di provare piacere nel “maneggiarla”. E non è poco. 

  • per accelerare il processo di apprendimento

L’allenamento non è sostituibile: se vuoi suonare alla grande, devi vivere con la chitarra in mano, sbatterti, suonare più che puoi. Non ci sono alternative. Però ci sono delle “scorciatoie”: se hai un’idea chiara di quello che stai facendo, puoi incanalare le tue energie e “spremere” il tuo tempo, farlo fruttare al massimo.
Dove vuoi arrivare lo sai tu, solo tu; se però sai come arrivarci, fai sicuramente prima! Ecco, conoscere i meccanismi della musica ti aiuta a districartici, ad orientartici, a individuare la strada che ti porta alla tua meta; qualunque essa sia. 

  • per comunicare con altri musicisti

Che tu stia provando con il tuo gruppo o che stia registrando come “turnista”, comunicare tra musicisti richiede di conoscere il linguaggio della musica: magari è il cantante che ti chiede di risuonare il pezzo in La bemolle (maledetti cantanti…), o è il produttore che ti dice di aggiungere una nona minore a quell’accordo di dominante… o magari sei tu vuoi una base in Sol dorico per il tuo assolo…

In ogni caso, è fondamentale potersi capire al volo!!
Non sono questioni astratte, ma necessità concrete e reali nella vita di un musicista: ci si aspetta che tu sia un “esperto di musica”, esattamente come un pittore è un esperto di pittura, e da “esperto” hai bisogno di poter comunicare alla pari con chiunque. Non è solo questione di risparmiare tempo (che comunque nella vita professionale fa la differenza…), ma è anche il sintomo di una padronanza vera, di una dimestichezza profonda con la musica: e se la musica è la tua vita, puoi pensare di farne a meno?

  • per sviluppare l’orecchio

Che cosa c’entra la teoria con l’orecchio?! C’entra eccome: da bambini tutti ci insegnano a distinguere il rosso dal verde, il giallo dal blu e così via… Nessuno invece ci insegna a riconoscere una terza maggiore da una quarta giusta, un accordo di dominante da uno di settima maggiore…
Se qualcuno ce li fa ascoltare, sentiamo perfettamente che sono diversi, ma non sappiamo andare oltre, non riusciamo a riconoscerli per quello che sono, perché non abbiamo idea di come “chiamare quel suono”.

Ecco, la teoria musicale ci serve per “dare un nome” a quello che sentiamo, e quindi poterlo poi identificare “al volo”, in maniera intuitiva, con la stessa naturalezza con cui riconosciamo che un oggetto è “verde” o “rosso”.
E se già questo è un obiettivo dannatamente allettante, in realtà possiamo andare anche oltre, e guidare l’orecchio su strade che non gli sono ancora familiari, per fargli gustare e godere cose che magari adesso gli sembrano “ostiche” (un’armonizzazione quartale, o una sonorità di dominante alterata…): più sei “dentro” alla musica, più la conosci, più ti ci senti a tuo agio. È un percorso che non si può mai dire “concluso”, ed è qui il suo fascino straordinario!

  •  per essere libero

Diceva il grande Miles Davis a proposito della teoria musicale: “l’ignoranza è schiavitù, la conoscenza è libertà”.
Forse il senso più profondo dello studio della musica a livello teorico è proprio questo: è una faccenda di libertà. Se non ho familiarità con i suoi meccanismi e le sue possibilità, sono davvero libero di “giocarci” in maniera creativa e personale?
Mmh… In realtà, non sarei nemmeno in grado di leggere una rivista specializzata senza dover farmi spiegare i concetti e i termini più tecnici da qualcuno (l’insegnante, l’amico più esperto…): bella libertà!

E se volessi accedere al patrimonio musicale del passato? Se volessi lavorare su Bach, per farne un’incandescente versione metal, o per esplorare certe possibilità di modulazione da applicare in un contesto jazz?
Niente.
Ma al di là del passato, è proprio un approccio globale alla musica (e all’informazione musicale) che può “succedere” soltanto se con la musica e il suo “linguaggio” ho una confidenza profonda, intuitiva, “naturale”.
Una questione di libertà, appunto.

Andrea "coccia"