David Gilmour - On An Island

Scritto da Raes! il 04/Sep/2008 alle 02:30

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In alto discreta campeggia la firma di David Gilmour, proprio quel David Gilmour che con i Pink Floyd ci ha regalato tante emozioni.
Un po’ pensoso, un po’ sognante, metto il disco nel carrello.
Mamma: “Ancora, ma ne hai comprato uno anche l’ultima volta..!!”
Io: “Eh, ma è diverso! Quello era dei Dire Straits, questo qui è di Gilmour.”
Mamma: “E dai almeno i Pink Floyd mi piacciono pure a me…”

Arrivato a casa, copio il cd su iTunes e poi sull’IPod: domani il viaggio in pullman per andare a scuola potrebbe essere emozionante.

Bene, sul cd Gilmour canta, suona la chitarra elettrica, il synth, le percussioni, il basso, il sax, l’armonica bassa, il/la cümbüs, l’organo hammond e il pianoforte. Polistrumentista? Si, mi pare proprio di si…

Tra gli altri musicisti, sono presenti Rado Klose e Richard Wright (rispettivamente chitarrista per The Wall e tastierista nei Pink Floyd), Robert Wyatt, Phil Manzanera, Guy Pratt e Polly Samson, la moglie di David.
Le tracce sono 10 e la durata totale è di 135 minuti.

Si parte con Castellorizon.
Sono appena uscito di casa e cammino nelle strade silenziose del mio paese per raggiungere la fermata. Si scorge l'isola in lontananza, si vedono le onde infrangersi sulla costa.
 
Castellorizon non è una vera e propria canzone, è un'intro molto d'atmosfera, quasi sinfonica e chiusa da un piccolo assolo liquido e rarefatto che introduce alle prossima traccia, la title track
On An Island.

Con questo pezzo siamo giunti sull'isola, la possiamo toccare nella sua eterea consistenza e possiamo sentire il suo dolce e delicato profumo. La voce di David è dolce e melodiosa come non mai, più calda del periodo floydiano.
Veniamo accolti da un morbido tappeto di chitarra acustica e hammond, con i cori a rendere ancora più suggestivo il tutto.
Ma è la chitarra, il lungo solo diviso in due momenti, morbido e armonico, a lasciare stupefatti ed a emozionare di più. Il suono liquido e caldo ti occupa la mente e il cuore per tutta la sua durata, lasciandoti in estasi per qualche secondo.

La successiva The Blue è più riflessiva, quasi impalpabile. E' uno sguardo sul mare calmo di prima mattina, fresco e cristallino, con i piedi nudi immersi nella sabbia tiepida, quando il sole non è ancora alto nel cielo e la brezza è fresca.
Il testo è essenziale, fatto di frasi brevi e rilassanti. E' proprio ora che parte uno dei momenti più creativamente alti dell'intero lavoro: un solo lento e aeriforme carico di whammy che porta le note in cielo, come un ascensore, mentre ti senti svuotato da tanta genialità.

Take A Breath è, a discapito del nome, la traccia più movimentata dell'intero lavoro. E' una passeggiata su per le colline dell'isola, immerso tra il verde della vegetazione, con una scoperta che ti attende ad ogni angolo.

Anche qui il solo si prende la maggior parte della traccia, ma è più normale, più coi piedi per terra, un vero toccasana!
Immaginate ora di fermarvi in cima alla collina e di osservare gli uccelli che sfrecciano in cielo e gli scoiattoli che saltano sugli alberi.

Red Sky At night è una traccia strumentale dominata da un David che distribuisce magia al saxofono, regalandoci lussureggianti paesaggi sonori.

This Heaven ne è il naturale proseguimento, una traccia che parla di benessere e di felicità, la felicità della famiglia e della sua vita. E questo sentimento lo trasferisce alle sue dita, regalandoci un solo raffinato e maturo, come solo questo Gilmour sa fare.

Then I Close My Eyes è esattamente come il titolo recita, è il pensiero del dormiveglia alla fine di una giornata felice. Non servono le parole, il suono sempre più dolce accompagna la nostra mente e il nostro corpo alla serenità, un vero e proprio riposino pomeridiano.

Smile è una ballata acustica dolce, dolcissima: il sonno ci ha raggiunto regalandoci il riposo ed avvicinandoci alla fine del disco, alla sera sull'isola.

E' ora il momento di A Pocketful Of Stones. Ci si riempie le tasche di piccoli sassolini, piccoli ricordi di un'isola, di un'esperienza, di un'emozione. Si raccoglie passato per costruire futuro. Il solo finale è malinconico e carico di significato, un altro sassolino.

Where We Starts è la conclusione, un modo per salutarsi, un arrivederci, una buona notte.
Il sole cala all'orizzonte, le note centellinate sanno di maturità e di  affetto sincero. Sanno anche un po' di vecchiaia e di serenità. Una perla.

In definitiva, uno dei migliori album che abbia mai avuto la fortuna di ascoltare. Chi si aspettava un nuovo disco dei Pink Floyd verrà deluso, è vicino agli ultimi Floyd ma allo stesso tempo lontanissimo. E' molto meno rock, più intimista e soprattutto pervaso di atmosfere sognanti, ma un sogno sano, non psichedelico e malato.

 

 

In estrema chiusura, non ho mai vissuto un viaggio in pullman così emozionante. Un disco che consiglio a tutti, jazzisti inclusi.

Saluti,
Nicola.