Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Da anni mi incuriosiva una chitarra dal design radicale, ma totalmente originale, forse un tantino debitrice di certe "frecce" di gibsoniana memoria, ma meno ingombrante ed impegnativa dal punto di vista delle dimensioni. La chitarra in questione è la EKO Rokes, proveniente a freccia o a razzo (dipende che immagine vi evoca il suo design) dagli anni '60!
The Rokes e la Eko
The Rockes
In questo pieghevole del 1966, la famosa EKO "Rokes"
Nata dall'amichevole rapporto di Oliviero Pigini con il famoso gruppo beat italiano ROKES, fu esportata negli Stati Uniti con il nome "Rocket" (razzo), poi mutato in "Rock".
Il modello venne disegnato nel 1965, fu usato inizialmente in esclusiva dai Rokes e poi lanciato commercialmente nel 1966. Molti identificano la forma di questa chitarra con una freccia, ma erano gli anni della conquista dello spazio e si puಠricordarle come "le chitarre a razzo" (rocket).
Ora la "Rokes" è tornata in tutto il suo splendore con il nome di "Rock VI"
La Eko e Oliviero Pigini nel 1966
Le caratteristiche della chitarra
Avevo già ammirato con concupiscienza la replica prodotta dalla Eastwood, non potendomi certamente permettere un esemplare originale dell'epoca, che attualmente, comincia a strappare una valutazione importante (a patto di riuscire a metterci su le mani).
L'illuminazione è venuta quando la Eko ha rimesso in produzione un modello "reissue" dell'originale! Giro un po' in rete per vedere qualche prezzo: un negozio del Sud Italia la propone addirittura alla bellezza di 216 euro! Inutile dire che dopo una settimana era a casa mia (230 euretti in tutto compresa la spedizione).
La chitarra oggi si chiama "Rock VI" poichà© probabilmente motivi di copyright non hanno permesso di utilizzare la denominazione che le legava alla band di Shel Shapiro per cui erano state costruite oltre quarant'anni fa.
A parte qualche differenza ovvia di componentistica, la chitarra appare piacevolmente simile all'originale. Monta un ponte simil Bigsby, un paio di pick up molto ravvicinati e disposti nella parte centrale del corpo, un humbucker verso il ponte e un single simil-Telecaster verso il manico.
A differenza della Rokes originale il manico è avvitato e non set-neck: un particolare sacrificato all'economicità produttiva.
Le meccaniche sono di marca ignota: seppur economiche, la loro funzionalità è buona, tengono l'accordatura in maniera decente. Il manico è comodissimo, anche se ha bisogno di qualche messa a punto; l'intonazione non è perfettissima in ogni punto del manico, ma stiamo parlando di uno strumento con un prezzo da hard-discount! A proposito: la costruzione è cinese, anche se lo strumento è verificato poi alla casa madre a Recanati.
Come suona?
Beh, ma il suono? Di primo acchito, considerato il prezzo, pensavo di trovarmi di fronte solo ad un bell'oggetto, magari ottimo come complemento d'arredo, ma niente più.
Invece la Eko Rock VI ha una strana qualità timbrica che a volte le fa tirare fuori un suono squillante, ma molto bluesy: quando è selezionato il single coil, ricorda la Firebird di Johnny Winter. Selezionando invece entrambi i pick up, si ascolta un bel suono rotondo, quasi da Rickenbacker.
Mi riprometto di provarla in situazione live per sentire cosa puಠvenire fuori; intanto allego un video (suonato male) realizzato appena arrivata, giusto per rendere l'idea.
Claudio
I Più Letti
Line6 STAGEScape M20d
Line6 è nota per le sue soluzioni innovative ed "anticonvenzionali" in un...
Line6 M5
Line6 M5 è la sorella minore della famiglia di pedaliere multieffetto della...
iKEY-Audio G3
Eccoci qui a recensire uno dei tanti registratori portatili che sono in...
ARIA
Proseguo nel mio tentativo di descrivere curiosità , stranezze e rarità in...
Gary Moore - Sangue d'Irlanda, una canzone Blue
"Sofferenza maestra di vita" è stato detto e scritto da molti, e questa un'...