Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
Le strategie operative nel campo musico-terapeutico sono di due tipi:
-esterno: è la strategia più vicina al corpo in quanto mira a stabilizzare una condotta attraverso la capacità manipolativa e suggestiva del suono
-interno: è la strategia che usa il suono come uno strumento di comunicazione (essa tiene conto di numerosi fattori come la capacità del musicoterapeuta di osservare il paziente e capirlo per poi intraprendere una comunicazione attraverso la musica).
La musico-terapia si svolge allʼinterno del laboratorio di musico-terapia. Questo deve essere totalmente isolato acusticamente in quanto anche il minimo intervento sonoro può disturbare la comunicazione non-verbale.
Lʼambiente deve essere non troppo grande ma neanche troppo piccolo (5x5) in modo che la comunicazione possa avvenire anche per mezzo del corpo, con pavimenti e parte delle pareti in legno (per avvertire le vibrazioni sonore), completamente priva di arredo e dotata di soli due armadi che servono a contenere gli strumenti (in questo modo il musicoterapeuta ottiene anche lʼindipendenza in quanto può utilizzare strumenti elettronici senza che il paziente li veda).
Principi fondamentali
La musico-terapia verte su due principi fondamentali: quello dellʼISO e quello dellʼoggetto intermediario. Il primo modo per entrare in contatto col paziente è scoprire il suo “ambiente sonoro” ricercando quali suoni gli siano graditi e quali no.
Quindi il primo scopo del musicoterapeuta è scoprire quali sono i suoni che al paziente risultino familiari. Nel nostro inconscio è radicata una identità sonora chiamata ISO. Compito del musicoterapeuta è avvicinare il paziente ad essa.
Vi sono diversi tipi di ISO:
-ISO universale: è una identità sonora che caratterizza tutti gli esseri umani (es. il battito del cuore)
-ISO gestaltico: è la nostra esperienza sonora individuale che ci caratterizza ed è quello attraverso il cui il terapeuta cerca di stabilire un canale di comunicazione col paziente
-ISO culturale: è lʼinfluenza socio-culturale dellʼambiente nel patrimonio sonoro-musicale di ogni individuo
Il principio ISO è in costante movimento e va potenziandosi con il trascorrere del tempo.
Esso si struttura in ognuno di noi dal momento della nascita ma va evolvendosi strutturandosi in maniere infinitamente diverse. Con le stimolazioni musicali si è via via formato col passare dei millenni una vera e propria identità culturale che fa parte dellʼISO universale che ricorda molto da vicino gli archetipi di Jung.
La scala pentatonica, per fare un esempio, può essere tranquillamente inserita allʼinterno dellʼISO universale in quanto fa parte delle melodie infantili di ogni parte del mondo. Su questa base andrà pian piano formandosi lʼISO gestaltico (che si sviluppa in noi fin dallʼembrione in gestazione) che ci fornirà una vera e propria identità sonora. Nel preconscio invece si formerà il nostro ISO culturale, continuamente influenzato dai fenomeni sonori della nostra coscienza e dagli stimoli dati dal mondo circostante.
Durante il trattamento musico-terapeutico gli strumenti musicali sono in questo caso dei veri e propri oggetti intermediari attraverso il quale il terapeuta e il paziente comunicano senza dar vita a sensi di allarme intensi.
Gli strumenti musicali utilizzabili sono di diverso tipo e ognuno di essi deve avere numerose caratteristiche che porteranno il paziente ad una evoluzione fisica, psichica e armonico-musicale.
Per esempio allʼinizio sono consigliabili strumenti ritmici con grande potenza sonora e facilità di spostamento come i tamburi e i bonghi. Nel corso della terapia il paziente inizierà a comunicare anche per via armonica iniziando dallo xilofono, passando per la marimba e finendo col pianoforte.
Esso viene usato di norma alla fine del trattamento terapeutico a causa della sua scarsa portabilità, della sua grande possibilità timbrico-armonica e della posizione assunta dal paziente per suonarlo che immobilizza gran parte del corpo (ricordiamoci infatti che la comunicazione per mezzo del corpo è fondamentale in musicoterapia) e tende allʼintroversione.
Il musicoterapeuta e la sua formazione
Il musicoterapeuta prima di tutto non è nè un medico, nè un musicista, nè uno psicologo ma un musicoterapeuta. Il suo compito è quello di ascoltare e capire il paziente attraverso un dialogo non-verbale. Questo dialogo naturalmente avviene attraverso lʼISO del paziente e quello del terapeuta. Compito di questʼultimo infatti è cercare di riconoscere lʼidentità sonora del paziente e, una volta capito, aiutarlo nella scelta dello strumento che meglio di ogni altro riuscirà a impostare il dialogo nella maniera migliore.
Eʼ un lavoro di grande pazienza in quanto a volte il paziente potrebbe impiegare molte sedute per trovare il suo canale di comunicazione. Inoltre il suo compito non è quello di giudicare esteticamente ciò che il paziente produrrà a livello musicale ma di aiutarlo a prescindere da quello che suonerà. Il musicoterapeuta inoltre deve essere prima psicoanalizzato e deve conoscere perfettamente il proprio ISO in quanto la comunicazione non modificherà solo lʼISO del paziente ma anche il suo.
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Nelson
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