Bluvertigo a Nichelino

Scritto da daniele il 30/Jul/2008 alle 02:40

Sezione:

 

L'inizio è dei più entusiasmanti. Un'ora di macchina e siamo sul posto verso le 20 e 30: cenetta romantica (solo consorte ed io, senza bimbo) a base di "panini de porchetta e sarsiccia". Il pasto ideale per affrontare al meglio un concerto. Concerto, sottolineo, gratuito, offerto dal comune di Nichelino.
Il pubblico è molto variegato, ci sono diverse famiglie con bimbi piccoli (e noi avevamo lasciato il nostro ai nonni, sensi di colpa a manetta), e non tutti sono fans sfegatati, alcuni sono solo venuti "a dare un'occhiata".
Il concerto non era stato pubblicizzato un granché, di fatto in pochi minuti il prato è tutto pieno. Potenza di Myspace?
Verso le 22 e 15 si inizia, tenendo sempre un occhio al cielo che minaccia brutte sorprese.

Il concerto

La sorpresa più bella arriva però dal palco: non si tratta solo di un concerto, ma di un insieme di luci che si fondono con la musica, un videoclip che si fa vivo, quasi note e suoni da afferrare nell'aria.
Il concetto espresso nel video di "Discoteca labirinto" e ripreso magistralmente per tutta la durata del concerto.

Io e la mia mogliettina siamo dal mixer, nel punto ottimale per l'ascolto. Per me non è un problema vedere il conterto (sono altino), per lei invece parecchio (è proprio piccina), così ogni tanto la prendo in braccio.
Facendo così sicuramente abbiamo rotto un pelino a chi stava dietro, però era uno spettacolo troppo bello e non era giusto non condividerlo.

Il concerto inizia con Sono=Sono, purtroppo rovinata da qualche volume (il basso di Morgan) non proprio ottimale.
I fonici però fanno il loro lavoro per bene e rimediano in breve tempo all'inconveniente.
Morgan è una furia, non sta fermo mezzo minuto, gli altri sono invece incredibilmente professionali e bravi.

 

Andy è un computer fatto uomo e un uomo fatto computer, tira fuori suoni incredibili e perfetti dai synth, mentre il suo sax è particolarmente in serata, caldo e pieno. 
Il grandissimo Sergio alla batteria riesce a far cantare le pelli insieme agli altri strumenti: mi ha particolarmente colpito come riesca ad unire la perfezione metronomica all'"umanizazione" dei pezzi con sincopi, ritardi ad hoc, pause inaspettate. Davvero un grande. Il composto Livio, messo un po' in un angolo del palco, non sbaglia nulla: suoni perfetti, a volte al limite dell'impossibile.
Infatti riesce a suonare con una Ovation riempendo il segnale di effetti, in zone ad alto rischio di feedback, senza generare alcunché, mentre genera tonnellate di feedback (controllato) con la Parker. Bravissimo.

Quello che mi ha colpito più positivamente di tutti è stato però proprio Morgan, in quanto non ha fatto una mezza stonatura (alla faccia di quello che io stesso sostenevo, ovvero grande artista ma cantante mediocre), ha cantato tutto alla perfezione, saltellando qua e là con il limite dell'apparecchiatura a sua disposizione - aveva così tanti synth e bassi che si potevano quasi tirare fuori due gruppi solo con i suoi strumenti.

Ho notato (cosa che mi ha fatto ulteriormente aumentare la stima nei confronti di questo signor Artista) che suona da mancino i bassi normali (destrosi), senza cambiare l'ordine delle corde.
Così, per complicarsi ulteriormente la vita.
A volte esagera, come quando picchia con una bacchetta da batteria sulle corde del basso provocando un casino infernale, ma in fondo fa parte credo del suo modo di interpretare, e va bene così.
Va benissimo anche il rapporto col pubblico, che viene condotto, ipnotizzato, tra le canzoni più belle del gruppo.

Il pubblico interagisce volentieri con il gruppo ed il gruppo interagisce volentieri con il pubblico: è un legame fortissimo, che raggiunge l'apice dell'emozione con "Complicità" e "Cieli neri".
L'aria vibra, l'emozione si fa forte e, manco a dirlo, il pubblico che all'inizio sembrava eterogeneo si rivela invece un pubblico di affezionati al gruppo come me, che conosce a memoria tutte le canzoni pur essendo vestiti in maniera normale, senza matita sugli occhi - ma tutti con lo stesso spirito.
Come scritto, i quattro riescono a portare il pubblico dove vogliono, e dilatano a piacere i finali delle canzoni in improvvisazioni consapevoli, che aprono nuovi orizzonti e trasformano le canzoni straconosciute in suite completamente eterogenee.  

 

Questo è valso soprattutto per "Zero" e "Altre F.D.V.".
Il sound del gruppo è davvero unico, amalgamato, massiccio, travolgente, "caldo" come l'hot jazz, inonda lo spettatore e lo colpisce, lo avvolge, lo fa sentire parte di esso - forse anche grazie all'incredibile gioco di luci, sicuramente partorito dall'esperienza di Andy nel mondo della pittura.

L'equilibrio tra rock ed elettronica è perfetto, sembra doversi rompere e spostare da una parte da un momento all'altro, invece come un piatto di una bilancia che cerca affannosamente lo zero ritorna in centro, ma solo dopo pericolosi sbilanciamenti in entrambi i sensi.
Proprio per questo ogni elemento del gruppo apporta un qualcosa di fondamentale e minimale allo stesso tempo.

Il tempo passa e poco dopo l'inizio scendono un po' di gocce di pioggia che fanno preoccupare notevolmente i fonici (ettecredo, con tutto quel bendiddio...). Il pubblico invece non fa una mezza piega e resta sul posto, trascinato dalle melodie a volte riviste da nuovi arrangiamenti.
In particolare, ho apprezzato "Sovrappensiero", "L'eremita" e "L'assenzio", proposte con arrangiamenti leggermente diversi dal disco e per questo ancora più fresche ed interessanti.

Anzi, "Sovrappensiero" l'ho apprezzata davvero tanto, per cui la cito due volte.
Il tempo dei bis arriva, e con esso purtroppo anche il tempo di tornare a casa, visto che i nonni ci comunicano che il nostro piccolo fa un po' di storie per addormentarsi con loro. Ciò non mi impedisce comunque di godermi ancora "Always crashin' in the same car", una versione stralunata di "Walk on the wild side" di Lou Reed.

   

Poi la chiamata arriva ed uscendo riesco a sentire solo più qualche nota di "Fuori dal tempo".
Purtroppo, di fronte a cause maggiori, anche il concerto che da due mesi avevi programmato può essere interrotto bruscamente. Peccato.

Non ho scritto (per mia ignoranza nei confronti delle citazioni) che i Bluvertigo hanno fatto tanti richiami ad altri brani, a volte hanno riproposto i temi durante l'introduzione, altre volte hanno fatto la cover intera.
Sempre con ottimo gusto, nulla era fuori posto, tutto eseguito secondo il loro stile.

Ultime note, le chitarre usate da Livio. Inizia il concerto con la mitica Parker, poi passa ad un'acustica a cassa alta (solo che da dov'ero non potevo capire di cosa si trattasse), una chitarra-sitar, una Ovation ed una Strato.
 
Inutile dire che i suoi suoni erano qualcosa di incredibilmente perfetto, il suo accompagnamento umile e preciso lascia traspirare la vena rock e blues che scorre nelle sue dita, è un'emozione, un brivido, che a volte esce senza farsi accorgere.
 
Se non si fosse capito, sono rimasto profondamente soddisfatto dal concerto, i Bluvertigo mi hanno dato ancora di più del tanto che mi aspettavo, alla faccia della reunion commerciale... Spero solo che continuino ad andare d'accordo per altro tempo, perché al momento non vi sono tanti altri gruppi in questo genere che possono reggere il confronto. Se vi capitano sotto tiro andateli a vedere, non resterete delusi.

Daniele