Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
L'introduzione era necessaria, dato il nome del gruppo decisamente atipico che lascia spazio ad interpretazioni non proprio corrette sulla musica del combo lecchese. Il gruppo nasce nel 1972 a Lecco dalle ceneri di due gruppi precedenti: i "Gee" e i "Mako Sharks", entrambi della stessa città, Lecco per l'appunto. La musica è un progressive rock, con elementi hard rock ad impreziosire il tutto.
La formazione, decisamente anticonvenzionale, si compone di una doppia tastiera (Banfi e Cossa), chitarra solista
(Mainetti), batteria (Gnecchi), basso (Branchini) e voce/flauto (Cornali).
Il disco
Le tracce dell'omonimo disco d'esordio sono 4, più una versione strumentale di "Confessione", la prima traccia.
I titoli sono suggestivi e rappresentano lo spessore e la complessità dei testi e dei temi da essi trattati: sono "Ansia", "Confessione", "Il Nevare" e "L'Amico Suicida". Nessun brano scende sotto il muro dei 4 minuti e mezzo, mentre si raggiungono i 13 minuti abbondanti con "L'Amico Suicida".
Nulla è lasciato al caso in questo album, gli intarsi delle due tastiere, la chitarra di Mainetti e il flauto di Cornali si susseguono perfettamente creando un'atmosfera un po' cupa e molto espressiva che ha i suoi momenti più alti in "Confessione" e "Il Nevare", dove la componente più hard del gruppo si fa sentire donando quella marcia in più ai brani che li rende più coinvolgenti e appassionanti, come testimonia a gran voce l'assolo di Mainetti sulla prima di queste due tracce.
La voce di Cornali interpreta le varie parti dei testi con un'espressività unica e una passione evidente in ogni verso, di cui è il compositore (versi per cui si è meritato il soprannome ironico di "Voce Del Diavolo") e l'ideatore.
Essi rappresentano la sua visione del mondo ed il suo rapporto con ciò che non si può spiegare, la religione su tutto, come appare evidente dalla stupenda "Confessione". (Un aneddoto: dopo lo scioglimento dei "Biglietto", Cornali ha abbracciato la religione cattolica facendosi frate di clausura.)
Tutti i brani non presentano gli eccessi tipici del prog non raffinato oppure le forzature date dalla volontà di mettere in risalto le capacità tecniche o l'inventiva dei componenti: al contrario qui le canzoni sono bilanciatissime e scorrono via fluide ma bellissime, spesso portando ad un riascolto. Un disco ottimo sotto tutti i punti di vista, anche quello della produzione, considerando il periodo e gli scarsi fondi di cui godevano.
Un gruppo Prog italiano sicuramente molto influente e diverso dagli "standard" usuali del prog nostrano (dove le
tastiere avevano quasi sempre la parte di primo piano), un gruppo che ha avuto una storia breve e travagliata.
Ha dato alle stampe solamente due dischi, l'omonimo "Biglietto Per L'inferno" (1974) oggetto di questo recensione e "Il tempo della semina", il quale ha avuto, però, una storia decisamente travagliata.
I "Biglietto" (come vengono affettuosamente chiamati) erano di casa alla piccola etichetta indipendente Trident di Milano, attiva solamente fra il 1973 e il 1974 e fallita poco prima della pubblicazione de "Il tempo della semina", quando questo era già pronto per la pubblicazione. Fino al 1992 erano disponibili solo musicassette pirata del secondo LP dei lecchesi, fino a che la Mellow (etichetta specializzata in questo genere di operazioni) non ha finalmente stampato l'album, riproposta poi da una nuova BTF/Trident nel 2007. E' ora disponibile anche un live registrato nel 1975.
Un gruppo poco conosciuto, ma che, secondo me, andrebbe ascoltato, anche solo per curiosità o per capire la scena progressive italiana al suo massimo splendore.
Saluti,
Nicola.
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