Decima puntata della rubrica che vede Daniele Bazzani e Giovanni Onofri parlare delle...
3 febbraio 1959
Il 3 febbraio 1959 è chiamato anche il giorno in cui la musica morì. Buddy Holly, Ritchie Valens e Big Bopper muoiono in un incidente aereo. Scampò al disastro il chitarrista di Holly, Tommy Allsup, che perse il posto sull'aereo, a favore di Valens, dopo il lancio di una monetina.
La storia racconta che , dopo la loro performance a Clear Lake, nello Iowa, i ragazzi stanchi e infreddoliti decisero, su suggerimento di Buddy Holly, vista l'indisponibilità dell'autobus fuori uso, di affittare un piccolo aeroplano che li avrebbe trasportati a Fargo (Dakota del Nord), luogo della successiva esibizione.
Non essendoci posti sufficienti a bordo, Ritchie e il chitarrista Tommy Allsup decisero di affidare alla sorte la scelta dell'ultimo posto disponibile con il lancio della moneta: fu Valens ad aggiudicarsi il posto sull'aereo.
I ragazzi arrivarono alle 00:40 all'aeroporto e qui conobbero il ventunenne pilota Roger Peterson che, poco prima dell'una di notte, decollò nonostante avesse pochissima esperienza di volo e, pare, senza autorizzazione della torre di controllo (una nebbia fitta impediva di avere una buona visibilità).
Probabilmente Peterson andò in confusione a causa della visibilità troppo scarsa, non rendendosi conto che la strumentazione di bordo gli stava segnalando che l'aereo scendeva invece di salire. Così, pochi minuti dopo il decollo, l'aereo si schiantò al suolo in un campo di grano. La mattina seguente i corpi di Buddy Holly e Ritchie Valens furono trovati a 6 metri dall'aereo, quelli di Big Bopper e del pilota a 45 metri di distanza. Ritchie Valens aveva soltanto 17 anni.
American Pie
American Pie di Don Mc Lean, scritta nel 1971, non è solo un omaggio ai tre musicisti ma è un prezioso ritratto di una generazione made in USA i cui i sogni, targati anni 50, si rompono con la delusione, tradita dagli stessi ideali che auguravano un’America ottimista e felice.
La cinica consapevolezza anni 70 in cui si constata che molto è stato vano e inutile e che The American Dream è stato “happy for a while”. Il testo ambizioso, a mio avviso uno dei più belli del secolo scorso, è della durata di oltre 8 minuti.
E’ complesso ed enigmatico poiché pieno di allusioni. I Rolling Stones, i Doors, Dylan e la Joplin ma anche i Kennedy e Martin Luther King, incastrati come tasselli, in un mosaico di un’America tormentata da violenza, droga e razzismo e da una guerra in Vietnam devastante in tutti i sensi. Persino la pubblicità della Chevrolet, icona americana, diventa testimone del tradimento dei sogni anni 50.
Tanti sono stati i tentativi di dare interpretazioni di tipo sociale, politico, religioso, musicologico e tanto altro ma Don McLean non è stato mai disposto a chiarire esattamente il significato di ciascun passaggio regalandoci però l’opportunità di raccontare ciò che ognuno di noi vuole far emergere di quel periodo.
In questo sito si cerca di tracciare un’analisi dettagliata di ogni passaggio, compresa anche la trasformazione radicale della cultura americana nel decennio 1960/1970 in cui “10 years we've been on our own”.
La morte di Buddy Holly diventa così metaforicamente la morte dell’innocenza degli anni 50 e l’occasione per raccontare il cambiamento nel mondo della musica inteso come il cambiamento di valori di un’intera generazione rassegnata all’alienazione.
“But something touched me deep inside the day the music died. So Bye bye Miss American Pie…”
Buon ascolto ma soprattutto… buona lettura.
Annamaria
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