Korg Monotron

Scritto da daniele il 25/Jul/2010 alle 10:35

Sezione: Tecnologia dei suoni

 

Parte uno. Scritta il 21 luglio, di sera tardi.

L'oggetto

Sbang! E’ arrivato! Ordinato su Music-Store il lunedì mattina presto, è giunto il mercoledì tra le mie mani. Spedito con UPS dalla Germania (ammazza, 20 eurozzi), facente parte di un pacco con un trasformatore ed un po’ di corde d’Addario 010 e... un catalogo immenso del negozio, che da solo pesa quasi un chilo. La prossima volta chiedo se si può risparmiare la vita a qualche albero per questo bel catalogo, così mi risparmio anche qualcosina per il trasporto. Comunque. 

Passiamo all’unboxing, ovvero all’apertura del pacco. La scatola è minuscola, con linguetta per essere appesa agli espositori in negozio, un po’ come se si trattasse di un prodotto destinato alla massa. In effetti, per 59 euro, non è proprio fuori dalla portata del musicista poco abbiente.

La prima brutta sorpresa, che mi causa un ritardo di venti minuti tra auto-bancomat-supermercato-auto, è l’assenza delle pile che dovevano essere incluse nella confezione. Probabilmente sono state tolte nel viaggio dal Giappone all’Europa per evitare ogni possibile fuoriuscita di liquidi corrosivi, ed è un bene. Però poi bisognerebbe rimettercele, se c’è scritto che la confezione comprende le pile, queste devono esserci, che diamine.

Un sacchettino contiene il synth palmare, corredato da un foglietto ultra-striminzito di istruzioni, che danno un’idea molto generale sui controlli presenti. Abbiamo, da sinistra verso destra, l’interruttore per standby e selezione di destinazione della LFO (se deve modificare l’intonazione od il cutoff), VCO, LFO con rate ed intensità, e VCF, con cutoff e resonance (che qui viene chiamata peak).

La tastiera è un ribbon controller, che funziona (a grandi linee) come un potenziometro lineare, premuta a 5 mm dal fondo dà una resistenza di x, che genera un voltaggio che viene a sua volta “interpretato” come altezza di una nota; premuta a 10 mm la resistenza (ed in proporzione inversa il relativo voltaggio di uscita) sarà più bassa, e corrisponderà ad una nota più alta.

Il ribbon controller posizionato subito sotto i controlli è sensibile in altezza lungo una piccola striscia, corrispondente all’altezza dei tasti neri di un pianoforte (che però qui sono bianchi, la tastiera ha i colori invertiti). Nella parte posteriore un trim per modificare il range della tastiera, la rotella del volume, l’ingresso per filtrare una qualsiasi sorgente tramite il VCF, ed un’uscita cuffie/mixer.

 

 

Non ho ancora provato a girare il trimmer per il range della tastiera, come arriva regolato di fabbrica infatti per me è perfetto. La tastiera è in effetti “fretless”, i riferimenti sono più che altro visivi per capire a che distanza si trovino i semitoni in relazione al punto in cui si sta premendo. Modificare questo range vorrebbe dire perdere questo importante riferimento visuale e, per chi volesse (come me) suonarci qualcosina, la cosa si farebbe ancora più complessa.

Dimenticavo, c’è anche uno speaker interno, che è perfetto per provare i primi suoni appena tolto dalla scatola. Scrivo questo perché in effetti non è poi così male, mi sarei aspettato ben peggio... ma sentiti in cuffia o attraverso un mixer/casse esterne è tutta un’altra roba, si stenta a crederci. Un coso così piccolo che genera bassi così corposi, lead acidissimi, effetti “vintage-analogici” (per quanto possa aver senso parlare di vintage nei sintetizzatori) è davvero sorprendente.

Prime impressioni d’uso.

Se non si alza un minimo il cutoff ed il pitch (ovvero il filtro VCF) non si sente una mazza (ma dai?), tralasciando per il momento la LFO si possono ottenere un sacco di sonorità analogiche paurosamente belle (ovvio, per chi impazzisce per i suoni di un synth). E’ scritto ovunque che questo filtro VCF è lo stesso del venerato Korg MS-20 (la Les Paul ‘59 gold top dei filtri, il synth che sta alla LP’59 è a mio avviso il mini moog), in effetti è bello da paura, settato ai massimi livelli va in auto-oscillazione che è una goduria. 

La LFO ha un bel led lampeggiante per avere un riferimento visivo della sua velocità, e settata ai massimi livelli genera suoni molto simili ad un ring modulator (ovvio, bisogna dosare l’intensità). Per l’uso che ne ho fatto finora ho sempre cercato di tenerla il più basso possibile sul pitch, perché è già difficile beccare le note, se poi il suono si “scorda” da solo è davvero un casino sulle note lunghe. Sul cutoff (ma anche sul pitch, ma solo a velocità piuttosto elevate) permette di ottenere dei piacevoli effetti ritmici.

 

 

 

La VCO altro non è che l’intonazione, devo capirlo per bene ma ad orecchio mi pare che permetta di avere un’estensione di cinque ottave tra gli estremi. Il problema è che non vi sono riferimenti riguardo a dove siano le varie ottave, per cui si fa tutto ad orecchio, aggiustando il tiro spostando di qualche decimo di millimetro il dito (o lo stick da palmare) sulla “tastiera”. In pratica, è come suonare una chitarra slide con una sola corda, cui si può cambiare l’accordatura al volo (ma senza avere riferimenti precisi, a parte i due estremi).

Non sto a dire quanto questo aggeggio vada bene a produrre rumori ed effetti speciali  “elettronici”, sono la cosa più facile da ottenere e, in un promo momento, forse anche la più divertente. La vera sfida sta nel farlo suonare intonato, è davvero complicato. Le mie dita, in parte già abituate ai riferimenti del Kaossilator (un altro synth senza tastiera), si sono dovute resettare e devo imparare bene questo nuovo strumento.

Ad orecchio, sono riuscito a star dietro ad un paio di pezzi degli Stones (ok, suonati da loro, Route 66 ed I just want to make love with you) ma ho dovuto ricorrere a slide e bending per prendere le note giuste. Un po’ come suonare un violino od un basso fretless, ma con un’ottava e poco più in 82 millimetri, 3,5 millimetri per tasto.  Poco male, poco per volta mi ci abituerò.

 

 

Non vedo l’ora di inserire il Kaossilator nell’ingresso del Monotron e provare il filtro, ma non solo sul Kaossilator. La mia idea malsana è di filtrare anche la chitarra. Se la cosa funziona, avere questo filtro leggendario a 59 euro è davvero più che appetibile, già solo per questa funzione.

In Giappone ci sono dei pazzi che hanno già pensato a modificare la bestiola. Il più interessante di tutti, secondo me, è quello che ha realizzato il monotron +, ovvero una verisone senza ribbon controller ma con convertitore midi/cv (control voltage), che rende il Monotron suonabile con una qualsiasi tastiera midi, pure intonato.

Alla Korg hanno fatto le cose per bene. Non solo hanno ascoltato le richieste del mercato di un synth analogico a basso costo, ma hanno scritto sulla scheda madre a cosa corrispondono i vari input/output, rendendo il lavoro dei modificatori molto più facile - e rendendo il prodotto ancora più appetibile. Magari facesse così anche la Gibson... 

Fine della prima parte della recensione. 

Pregi e difetti

Pregi: 

  • Rapporto qualità/prezzo imbarazzante
  • Qualità dei suoni
  • Filtro dell’MS-10 ed MS-20
  • Dimensioni ridotte al minimo
  • 8 ore di autonomia con due batterie AAA

Difetti:

  • Leggero rumore di fondo (ma d’altra parte è tutto analogico)
  • Mancanza di un ingresso per alimentatore (come esce dalla fabbrica funziona solo a pile)
  • Difficile (ma non impossibile) suonare intonati. O si hanno dita minime, o si usa uno stilo, o si va a muzzu. O si è particolarmente bravi, come quel ragazzo del filmato.

Tra qualche giorno preparerò la seconda parte, stay tuned!

Daniele.