Chitarre & Arte: vi presento Pedra!

Scritto da AlexUnder il 13/May/2010 alle 23:20

Sezione: Chitarre elettriche

 

Perchè un'altra strato?

La scelta del modello di chitarra è stato quasi obbligato.

In primis dalle disponibilità economiche, quindi in base a quanto già avevo a disposizione, alla facilità di assemblare una strato, piuttosto che qualsiasi altro modello di chitarra. La possibilità di reperire con facilità materiali e informazioni per progettare al meglio la chitarra elettrica per eccellenza.

Ma anche perchè è la chitarra che preferisco in assoluto!
Quindi un'altra strato, ma che suonasse più fender possibile. Dato che quella con cui suono da vent'anni ormai è una super strat ultra customizzata, che nulla ha a che vedere con il suono Fender di riferimento.

Una mascherina con 2 single coil originali Fender Vintage del 94 già li avevo, il buon Sandro (che ha anche curato tutto il lato elettronico) ha aggiunto in regalo un pickup clone vintage tedesco, ottimo, di cui parleremo in seguito e la mascherina.
Proprio il fatto di avere già l'elettronica, facendomi risparmiare parecchio, ha reso quasi obbligata la scelta del modello dal quale partire.

Ma assemblare una chitarra non è poi così semplice.
Un conto è avvitare qualche vite, montare delle chiavette, un altro è settare lo strumento a regola ma, soprattutto, scegliere i legni e le parti migliori. L'attaccatura manico-corpo è fondamentale per la buona riuscita di una strato. E quindi?

Quindi ho seguito i saggi consigli della banda di Laster: ho chiamato il mio buon amico Riccardo Fornasero e gli ho commissionato i materiali ed il lavoro di assemblaggio. Chitarra consegnata, perfettamente funzionante e una gran bella voce il 5 dicembre scorso, in occasione del Coatto.

La chitarra, per mia espressa volontà , doveva essere rigorosamente nuda, nature, insomma senza un grammo di vernice di alcun genere. Forse appena il trattamento turapori tipico dei manici pretrattati.

Il progetto artistico

Ma veniamo al sodo: volevo una chitarra tutta mia, che rappresentasse me stesso e la mia musica.
Che fosse solo mia, non per segno di distinzione verso gli altri (altrimenti non avrei assemblato la chitarra più sputtanata della storia), ma quanto un'identificazione di me stesso e della mia arte, di quello che voglio esprimere attraverso la mia musica.

Così doveva essere un po' invecchiata, con colori non aggressivi, nè metallizzati. Niente di luccicoso e pacchiano. Tutto questo lo poteva fare solo la persona che mi conosce meglio di chiunque altro e condivide con me la vita di ogni giorno: la mia compagna Piera. Proprio a lei è dedicato il nome che ho voluto dare a questa creatura: Pedra.

 

 

Il lavoro è stato lungo e tutt'altro che facile. Colpa soprattutto del sottoscritto che cambiava spesso idea.
Già dal primo bozzetto in scala 1:1 il disegno prendeva forma, ma, da un'iniziale idea cyber-punk, di creatura ibrido tra robotica e androide, si è arrivati per gradi a quello che potete vedere(seppur in parte) dalle foto allegate e scattate dal mio amico Gianluca, che voglio ancora ringraziare per la pazienza e la cortesia.

Il cuore e la rosa, i rovi e lo scheletro

Del primario progetto cyber l'idea di uno strappo nella pelle del legno, che lasciasse trasparire i meccanismi e lo scheletro mi piacevano troppo.
Ma l'idea del vecchio doveva rimanere. Così si è arrivati al concetto definitivo.

Pedra è un vecchio ingranaggio morto e rugginoso. Abbandonato. Il legno si è aperto ed ha messo in evidenza la sua anima d'acciaio.
A dare vita alla macchina ora c'è un cuore che ha ripreso vita, grazie ai rovi che sono cresciuti intorno a lei. Simbolo anche di legame di sangue.
In parte puಠessere visto anche come iconografia del Cristo: il cuore, le spine, il sangue che ridà vita a ciಠche non puಠpiù essere.

Questo il concetto: la musica che ridà la vita a quello che abbandoniamo. I nostri sogni, i nostri ricordi e sensazioni.
Quello è anche il mio cuore, che finchè sarà anche lì dentro e Pedra canterà con esso, il mio sogno e la mia musica non moriranno.
Ed ora che mi sono garantito un posto nell'infinito, fanculo a tutti quanti! :D

Apparte gli scherzi, il concetto era fondamentale per non avere solo la consapevolezza di suonare uno strumento bello esteticamente, quanto di poter suonare qualcosa in cui mi identifico. Come un tatuaggio. Non ha senso se non rappresenta qualcosa di noi stessi.

La rosa rossa, nata nel punto in cui dall'altro lato il cuore ha ripreso a pulsare, oltre ad essere il mio fiore preferito, ha svariati significati. Che perà², scusate, tengo per me. Diciamo che sono un grande amante dei Guns? ;)

La paletta

E' stato sicuramente il punto più difficile di tutta l'operazione. Tanto il disegno, quanto la decorazione, essendo un punto molto stretto e con le dimensioni obbligate nel far combaciare i meccanismi al di sotto delle chiavette che sarebbero state montate solo in un secondo momento. Ma soprattutto il concetto di tridimensionalità è stato reso, secondo me (ma sono di parte) in maniera strepitosa.

 

 

Il nome della chitarra, nella posizione standard Fender, è stato disegnato volutamente non troppo grande e semplice nel carattere. Una firma in poche parole.
Firma (quella dell'artista) che ho voluto assolutamente anche sotto l'attacco del jack.

Le tecniche di invecchiamento e la verniciatura

Prima del bozzetto a matita, Piera ha levigato per bene ogni parte (tranne la tastiera) a mano con della carta vetrata molto fine.
I colori utilizzati per la pittura delle decorazioni sono dei semplici colori ad acqua.
Ovviamente le sfumature e i colori sono estro e bravura dell'artista, che non sono spiegabili.

L'invecchiamento è stato eseguito su manico e corpo solo successivamente al disegno. In modo da poter scurire ed invecchiare tutte le parti. Ciಠha senza dubbio diminuito l'impatto dei colori originali, su tutti l'effetto argentato delle parti meccaniche, dandogli perಠquel senso di ossidato e spento che volevamo. Sempre nell'idea di allontarci dal pacchiano. Missione compiuta direi.

Seppur in parte avrei preferito vedere stagliare l'argento in maniera superiore, la mano finale di gomma lacca sul body ha trasformato il colore naturale dell'ontano, che di suo è chiaro e simile al rovere/noce, ma che non mi piace affatto, ad un colore più mogano, molto vissuto. Che ha coperto in buona parte anche i molti difetti estetici del legno originale. Le venature sono esaltate e i decori hanno raggiunto la tridimensionalità voluta.

Passare la gommalacca a mano è opera davvero difficoltosa e faticosissima. Non ne consiglio la prova e va data solo da mani esperte.

Piera che ha passato anni a ristrutturare con tecniche da ebanista vecchi carretti siciliani dell'ottocento, è riuscita nell'opera, riscontrando perಠproblemi a causa dello spazio ristrettissimo in cui era costretta a lavorare (un tavolo 2x1) e la mancanza di macchinari che, ovviamente, avrebbero reso il lavoro ancor più professionale e preciso ma, alla fine della fiera, forse troppo asettico per i miei gusti.

 

 

Il manico invece, dopo l'invecchiatura a tinta ad acqua, è stato cerato su mia richiesta, paletta compresa, in modo da lasciare il tocco di velluto che fa scorrere la mano che è una bellezza.
Per la cronaca ho scelto di mia volontà un Fat 21 tasti con paletta piccola.

La mascherina: elettronica ed effetto invecchiato

Iniziamo dalla parte elettronica, curata, come sempre, dal buon Sandro. Ricalca in maniera fedele il circuito Fender anni 60, con 3 vintage coil, quello al manico una riproduzione fedele tedesca che, per quanto abbia un'uscita decisamente più bassa rispetto agli altri due(originali), a livello sonoro non lascia trasparire nessuna differenza sia a livello di output che qualitativo. Praticamente un vero e proprio clone, perfetto se piace questo tipo di sonorità con il vantaggio di un grande risparmio (anche se ignoro il suo costo, essendo un regalo! ;)

Il lato estetico invece è la cosa più difficile da spiegare.
Faccio un preambolo: inizialmente il progetto prevedeva una mascherina trasparente, infatti già nella parte del body sotto gli scavi dei pu, invisa alla vista, Piera aveva disegnato un'altra parte del meccanismo.

Nonostante la difficile reperibilità , avevo quasi fatto l'acquisto on line, quando, per pura casualità , ho avuto problemi di pagamento. Giusto in tempo per capire che, in questo modo, la chitarra sarebbe risultata troppo disegnata, eccessiva.

Siamo così tornati al punto di partenza, il problema della plastica bianca troppo nuova su una chitarra dal sapore stagionato cozzava con il dover utilizzare colori acrilici per ampliare il disegno.

Solitamente per alcune chitarre, penso alle Ibanez signature Steve Vai, si utilizzano colori acrilici molto forti, i famosi colori da carrozzeria, molto belli ed accesi, ma sarebbero stati completamente fuori contesto.

Unica alternativa quindi era l'invecchiamento della mascherina.
In rete ho trovato davvero poche informazioni in merito, i suggerimenti sono arrivati da Sandro e da alcuni amici di Laster.

C'era una vasta scelta di sporcaggio: dal caffè (provato, poco efficace) ai colori ad acqua (in parte utilizzati). La prima cosa da fare, in questo caso è graffiare tutto il pickguard con della carta abrasiva, in modo da dare un punto d'appoggio alla vernice e/o allo sporco con cui verrà trattata.

Non potendo metterlo a mollo per 24/48 ore(consigliato) in quanto non abbiamo voluto staccare la parte elettronica, Piera ha operato di pennello e cotone per tamponare su ogni parte, compresi i pomelli dei potenziometri, previo aver coperto i PU con dello scotch carta.
Il primo effetto posato il rosso ruggine.

Dopo un'attesa di 36 ore è passata alla seconda fase per scurire la tonalità ed avvicinarla il più possibile a quello della chitarra, aggiungendo colori che ricodano la fuliggine, lo sporco, un effetto molto difficile da ricreare, dove ci vuole molto estro ma anche tanta pazienza, in quanto la plastica non è proprio il massimo per far aderire i colori.

 

 

Infine ha ridato un bel colpo di carta abrasiva fine in modo da togliere gli eccessi di colore e rendere il tutto più omogeneo ed estroso.

Dopo qualche settimana di utilizzo, la parte sottostante le corde si è ulteriormente graffiata per l'uso del plettro, facendo tornare a galla il bianco originario, creando un effetto molto bello, in poche parole col tempo mi piacerà ancora di più.

Come suona

Ognuno ha i propri gusti e le proprie orecchie, non avrebbe avuto molto senso per me fare dei video rappresentativi, anche perchè penso che le mie mani suonano in un certo modo ormai da anni e Pedra in mano ad uno veramente bravo, potrebbe tirare fuori il massimo a livello sonoro, ma lei è stata concepita secondo i miei canoni di gusto sonoro e di manualità .

 

 

L'attaccatura manico-corpo fatta a regola, grazie all'ottimo lavoro del Fornasero nell'assemblaggio, il capotasto in osso e il ponte attaccato al body, fa sì che questa chitarra abbia un'ottima sustain e un suono molto caldo.
La scelta inoltre di un ponte standard a 6 viti e le chiavette stile vintage la rendono una chitarra adatta al blues, al rock, alla fusion-jazz, non di certo all'heavy metal. Ed era proprio questo l'obbiettivo, una chitarra che suonasse bene in crunch: missione compiuta.

Conclusioni

Le vernici sono stati reperite in un comune ipermercato dedicato al bricolage, con prezzi molto economici.
Tutte le parti sono state acquistate presso un noto negozio online del nord.
Queste le specifiche:

  • Manico All Parts Fat 21 tasti, con paletta piccola, acero-palissandro, tasti medium
  • Body made in Japan due parti in ontano
  • Ponte vintage 6 viti Gotoh
  • Chiavette vintage Gotoh
  • Capotasto in osso
  • Verniciatura manico: cera
  • Verniciatura body: gommalacca

 

 

Unici nei: la vite del truss-rod al corpo che troverಠscomodissima se un giorno dovessi regolarlo, non ci avevo pensato prima, ma, a livello estetico, lo preferisco di gran lunga; il filo della massa che si intravede nello scavo posteriore di color celestino. Dovevamo dipingerlo nero o verde scuro, ma ci siamo dimenticati causa trasloco, provvederemo quanto prima.

Costo approssimativo: € 550,00 (vernici comprese, esclusa l'elettronica)

AlexUnder