La Dinamica

Scritto da robyz il 09/Jul/2008 alle 02:00

Sezione: Tecnologia dei suoni

 

La definizione 

Esistono diverse definizioni che collocano questo termine in altrettanti campi d'interesse, tralasciando quelli che non hanno una relazione diretta con il campo musicale vi sottopongo una definizione di questo termine:

Nel campo audio: “La dinamica definisce una variazione di intensità in un segnale audio; nei dispositivi elettronici ed elettromeccanici si intende per massima dinamica la massima variazione di intensità sopportabile o riproducibile, in un segnale audio prodotto in un determinato intervallo di tempo, la dinamica indica la massima variazione di intensità del segnale stesso”.

Va da se che la qualità di un dispositivo di “essere dinamico” va intesa come la sua capacità di grandi escursioni di intensità. 

 

Applicazioni

A questo punto chiediamoci subito una cosa: a cosa serve parlare di dinamica?
La risposta è semplice ma le conseguenze sono in realtà molteplici: la dinamica non fa altro che misurare, come appena detto, le variazioni di intensità in modo univoco senza dare un giudizio di tipo qualitativo su queste variazioni (cioè se è una cosa buona o cattiva).

L' unità di misura usata normalmente per questo scopo è ancora una volta il Decibel (dB), comodissimo perchè definisce il rapporto fra due valori (es: il segnale di uscita e quello di ingresso, il livello del segnale in due istanti temporali, la soglia dell'udibile e quella del dolore, ecc.) e, grazie alla sua scala logaritmica, perchè permette di confrontare ordini di grandezza estremamente differenti fra loro con numeri molto compatti (una variazione di 120dB indica un segnale che varia di un milione di volte!).

In campo audio abbiamo diverse implicazioni che aiutano a capire meglio la bontà degli apparecchi o le caratteristiche che questi devono avere in utilizzi particolari ma facciamo qualche esempio:
 

Concerto di musica classica, uno dei generi musicali più dinamici che esistono.

Tra un fortissimo ed un pianissimo possono esserci tranquillamente un centinaio di dB.  
La cosa non ci preoccupa più di tanto finchè andiamo di persona ad ascoltarlo: il nostro orecchio è capace di percepire suoni differenti anche 130dB fra la soglia dell'udibile (la minima pressione sonora, sotto la quale l'orecchio umano non percepisce un suono) e quella del dolore (massima soglia oltre la quale la sensazione sonora diventa fisicamente dolorosa.

Va anche precisato che è una soglia oltre la quale si rischia seriamente di danneggiare in modo permanente il proprio orecchio anche con esposizioni limitate nel tempo), ma cosa succede se vogliamo registrare il concerto su supporto?

Beh, le cose si complicano, perchè dobbiamo tenere presente ogni elemento della catena dove, per semplificare, definiremo in “microfono”, “preamp” e “supporto di memorizzazione”.  
Ognuno di questi elementi deve essere in grado di percepire tutte le variazioni dinamiche eseguite dall'orchestra: in questo senso sarà opportuno scegliere un microfono capace di almeno 120dB e che sopporti pressioni sonore compatibili con quelle a cui verrà sottoposto (anche se è possibile intervenire con attenuazioni o posizionamenti opportuni in modo adattare le due soglie massima e minima).

Il preamp generalmente ha una dinamica che è data nel minimo alla soglia del rumore e nel massimo dalla soglia di distorsione. Questi due limiti sono dei limiti fisici oltre i quali non è possibile elaborare dei segnali senza che vengano “alterati”.
Generalmente si definisce anche un livello ottimale (0dB) che si fissa di solito 6-8dB sotto la soglia di distorsione e si misura la dinamica come differenza fra quest'ultima soglia e la minima vicino al rumore.

La differenza fra 0dB e quella di distorsione (clipping) invece viene chiamata spesso “headroom”.
Il supporto di memorizzazione non segue principi differenti: esiste una soglia minima ed una massima e per massimizzare la qualità della registrazione si innalza il livello del preamp in modo da far coincidere i passaggi più forti con il livello di 0dB sperando che i punti più deboli siano il più lontani possibile dalla soglia del rumore.


 

Mettiamo che vogliate far sentire questo concerto ad un'amica.

Come tutte le donne non particolarmente appassionate di musica, lo vorrà sentire con il suo registratore a cassette scrauso... Ecco il primo problema: il nastro magnetico ha una gamma dinamica molto bassa, fra rumore e distorsione ci sono appena una cinquantina di dB.
Un “mangiacassette” scrauso peggiora sicuramente e riduce la dinamica utile a molto meno, diciamo 35dB.
È evidente che il nostro concerto dinamico non potrà mai essere riprodotto su nastro in modo soddisfacente rispettandone le dinamiche.

In questo caso però possiamo intervenire con un compressore in modo da limitare pesantemente la dinamica e creare una sorta di illusione per chi ascolta la registrazione, che sembrerà abbastanza dinamica ma in realtà sarà quasi piatta come una tavola da surf.

Sarebbe possibile (ed in effetti è esattamente quello che succede quando usate un riduttore di rumore come DBX e Dolby B e C) comprimere uniformemente la dinamica in registrazione ed espanderla in fase di riproduzione: per anni è stato uno dei metodi più diffusi da usare per contenere il rumore di fondo tipico dei nastri magnetici.
Questo tipo di trattamento viene fatto regolarmente anche in altre situazioni, quando si producono brani mp3, specie per applicazioni “discutibili” come suonerie, siglette, anteprime; quando si trasmette in radio o nelle colonne sonore dei film.
 

Il vostro cantante è più bravo di Al Jarreau e Demetrio Stratos messi assieme.

Ma quando suonate siete afflitti da un problema, ci sono passaggi in cui sussurra e canta basso ed altri in cui spinge di brutto sugli acuti.
Se nei secondi non ci sono grossi problemi, nei primi finisce immancabilmente sepolto dalla marea di suono che produce il gruppo, ma ecco che il compressore arriva ancora una volta in nostro soccorso livellando la dinamica in modo da renderla “compatibile” con quelle del resto della band.
A questo punto dovrebbe essere sufficientemente chiaro il motivo che mi spinge a dire che la dinamica non è sempre necessariamente un bene anche se un apparecchio con grandi qualità dinamiche costa mediamente di più di uno inferiore, è però giunto il momento di parlare di dinamica nel contesto del nostro strumento: la chitarra.

 

La dinamica in campo chitarristico e la torre di Babele

Alcuni di voi sicuramente avranno intuito dove voglio arrivare con questo titolo: il significato di dinamica, chiaro e univoco in campo audio, ben presente nella testa di qualsiasi fonico, tecnico del suono o progettista, diventa invece ambiguo se messo in bocca ad un chitarrista.

Provate a chiedere a 10 chitarristi di definirvi cosa intende per suono dinamico e state a sentire quante interpretazioni vi verranno date!
Se non avete voglia di chiacchierare con così tante persone vi basta anche farvi un giro su un qualsiasi forum o portale e leggere la quantità di discussioni per rendervi conto di quanto siano tutt'altro che chiare le idee su questo argomento.

Tralasciando le castronerie vere e proprie possiamo attribuire un paio di correnti di pensiero circa la dinamica:
 

  1. Un suono dinamico è un suono molto potente, capace di darti una sensazione forte, quasi da aggressione sonora.
  2. La dinamica è la capacità di un ampli o di una chitarra di reagire in modo evidente alle più piccole variazioni di tocco.
  3. Un ampli dinamico è in grado di riprodurre suoni di intensità bassissima e suoni fortissimi in base al tocco.
  4. Suonare dinamico è saper passare da un clean ad un crunch fino ad una distorsione piena con il solo plettro/dita o al massimo il volume della chitarra

Leggendo questi quattro punti appare subito evidente che sono in contraddizione fra di loro.

In particolare i punti 2 e 3 sembrano simili ma in realtà possono indicare comportamenti molto differenti fra loro.
Il 2 a sua volta è simile al 4 che però è in contrapposizione al 3.
Il primo punto è abbastanza lontano dall'idea di variazione di intensità e si concentra soprattutto sulla capacità di creare dinamiche forti.

Generalmente si parla anche di “punch” o “botta”, sensazioni che in genere si ottengono passando il suono attraverso un compressore oppure saturando col finale quel tanto che basta per enfatizzare la sensazione di “aggressività” del suono ed il suo attacco più marcato... se ci pensate bene è esattamente il contrario di dinamica, il segnale è trattato al fine di ridurla!

Passiamo ai punti 2 e 4, come ho detto simili perchè in definitiva non fanno che dire che l'amplificatore e la chitarra reagiscono in modo evidente alle variazioni dinamiche (volume chitarra e intensità del tocco del plettro.  Ma a questo punto ci dobbiamo chiedere: come reagiscono alle variazioni di tocco e volume?

È qui che nascono a mio avviso le vere differenze di intepretazione con la definizione “standard”.
Di fatto l'unica reazione che un fonico accetterebbe dalla sua apparecchiatura è una variazione di intensità sonora (leggasi: differenza di volume percepito).
 
Una eventuale sfumatura sul colore del suono è accettabile (pensate ad un piano suonato pianissimo e fortissimo, cambia l'attacco ed anche il timbro, più ricco nel secondo caso e con più attacco) ma la variazione su cui ci si focalizza è quella di volume...

In questo senso la chitarra rispetta un minimo quest'ultima affermazione, idem un pickup che generalmente è inteso come dinamico proprio per le sue capacità di suonare forte o piano in base al tocco ed al potenziometro.
Gli anelli successivi della catena però non sono altrettanto uniformi a questa legge, anzi, diciamo che se ne fregano proprio visto che sono stati progettati per funzionare in parte proprio al contrario.

Un distorsore, un fuzz, un ovedrive o un preamp sul canale non pulito (ma in realtà anche sul pulito anche se in maniera molto minore) non fanno altro che abbatterla proprio la dinamica del segnale, schiacciandolo fino a deformarlo alterandone profondamente la sonorità al punto da farlo suonare più simile ad altri strumenti (chi dice violino, chi sassofono, chi sega elettrica e chi scorreggia) che non ad una chitarra.
Il volume riprodotto è dinamicamente minimizzato, cosa che indubbiamente ha dei pregi notevoli in termini di sustain, facilità d'esecuzione, fluidità, sonorità, ma che contraddice ciò che abbiamo detto finora, o almeno così sembra...

Dico "sembra" perchè in realtà anche in questa “reinterpretazione” del concetto c'è un senso ben preciso e molto pratico: il nostro strumento si fonda proprio sulla sua mancanza di dinamica in senso stretto. Difatti questa sua caratteristica ne ha fatto la sua fortuna perchè ha risolto una serie di problemi legati all'uso di una chitarra acustica in una band: chi amplificò la chitarra aveva bene in mente la necessità di doverne aumentare il volume perchè dentro le band non c'era possibilità di emergere.

Chi cominciò a spingere per maggiore saturazione lo fece per lo stesso motivo: la chitarra pulita non era in grado di suonare abbastanza ricca e piena da poter rivaleggiare con gli altri strumenti solistici (pensate ad un sax tenore che duetta con una chitarra clean, come mettere Tyson contro Don Lurio!) al punto che fino a quel momento non esisteva quasi la chitarra solista nel rock 'n roll mentre dopo ne divenne lo strumento principe – ovviamente non voglio affermare che la storia del nostro strumento si riduca ad un semplice bisogno di farsi sentire!

Nonostante la peculiarità del chitarrista di non volere grandi variazioni di volume, cosa in realtà condivisa anche dagli altri strumenti nel Rock, al punto che divennero indispensabili i compressori per “ridurre” la dinamica anche di voci, basso, tastiere e batteria ed in seguito usarli per conferire maggiore punch e aggressività che poi ne identificano pienamente i tratti, nacque invece un'esigenza parallela molto simile che cercava di aumentare le doti espressive della chitarra facendo corrispondere alle variazioni di tocco, notevoli variazioni di “suono”.

Una delle qualità più apprezzate in un chitarrista, oltre alle doti tecniche, sono proprio quelle del “tocco”, la capacità di esprimersi attraverso innumerevoli sfumature sonore che ben pochi strumenti possono restituire.
Naturalmente in questo senso diventa evidente come un setup in grado di riprodurre più sfumature possibili sia da considerarsi preferibile rispetto ad uno che “suona piatto”.

A questo punto credo sia evidente a tutti come il termine dinamica possa calzare bene quando si vuole indicare una maggiore espressività del proprio setup, magari potremmo, come io stesso preferisco fare da molti anni, definire questa caratteristica come “reattività al tocco” conservando il termine dinamica per indicare invece le variazioni di intensità propriamente come avviene in campo audio.

Vi invito a riflettere ancora su un punto a mio parere interessante.
Vi voglio sottoporre a questo proposito la definizione di dinamica nel caso della musica: “In musica, il termine dinamica concerne la gestione delle intensità sonore (piano, forte, e tutte le gradazioni superiori e interne) con le quali il compositore intende che il suo brano sia eseguito, e che normalmente annota in partitura” - Cit. Wikipedia.

Sebbene di primo acchito si possa ancora una volta parlare di una definizione chiara voglio farvi notare come proprio il termine “intensità” possa indicare diverse sfumature di significato.
Infatti è intensità “la sensazione” che il brano trasmette, non necessariamente col volume ma grazie alla ricchezza armonica e all'espressione che più strumenti assieme possono restituire.
 

Pensate ad esempio all'intensità che sviluppa un crescendo d'orchestra: non è il volume in senso assoluto che conferisce dinamica ma la sua variazione. Tornando all'imponenza dell'orchestra, è tale per la differenza di intensità e non per l'intensità stessa che sviluppa.
Per lo stesso motivo un brano Rock sparato a palla dall'inizio alla fine viene a noia ed alla lunga sembrerà comunque piatto e poco dinamico.

Per concludere, qual'era lo scopo di questo articolo, a parte riempire pagine e pagine di Laster? Sicuramente quello di chiarire un concetto non sempre abbastanza chiaro a molti ma anche introdurre una serie di informazioni che diano consapevolezza del fatto che alcune apparenti discordanze hanno in realtà un perchè molto preciso se contestualizzate.
Iin fondo l'importante è capirsi, no?
 
robyz