Elucubrazioni sparse sul suono di questo e sui pezzi di quello

Scritto da alfio il 30/Jul/2009 alle 02:45

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Ripartiamo dalla domanda che era

Perché anziché scimmiottare il suono di XXX non cercate un vostro suono?
La mia risposta è: e perché no?!

Anzitutto personalmente rifuggo le verità assolute, le indicazioni dogmatiche, tanto più che qualche volta vanno revisionate persino nei contesti scientifici (tanto per citare un esempio off-topic, all’inizio del ‘900 si è scoperto che la meccanica Newtoniana, vecchia di secoli, stracollaudata e tuttora ben funzionante, non era altri che un caso particolare – di applicazioni ampissime, d’accordo, ma pur sempre un caso particolare - della meccanica relativistica), figurarci in ambiti meno rigorosi e più legati al gusto e ai processi di scelta del cervello umano.

Mi viene da pensare che chi fa un’osservazione del genere parta dal presupposto che chiunque imbracci una chitarra ed orienti il suo timone sonoro verso lidi già scoperti stia in qualche modo sprecando il suo talento artistico.

Ma ne siamo proprio sicuri? Siamo tutti potenziali artisti? Siamo tutti in grado di dare un contributo inedito che possa interessare anche gli altri?
Su questo punto tornerò più avanti, nella trattazione del secondo aspetto che mi preme affrontare.

L'imitazione del suono

Tornando all’imitazione dei suoni, ma se uno si diverte a scimmiottare i suoni di chicchessia che male fa? Sta togliendo spazio a qualcun altro? Se è motivato da passione o da limitata ampiezza di vedute, da interesse “storico” oppure da sdoppiamento della personalità (si è svegliato un giorno e ha iniziato a credere di essere Elvis!), qual è il problema? Se vuole spendere migliaia di euro in strumentazioni vintage ricercatissime non sono forse affari suoi?

Perché ci deve essere per forza qualcuno che gli dice cosa deve fare? Perché qualcuno deve criticare la sua mania, ma si chiamiamola proprio mania, e deve sentirsi in dovere di consigliargli di fare altro?

Vogliamo cominciare a pensare che forse, per la maggior parte di quelli che possiedono uno strumento, la musica è un puro e semplice divertimento? Vogliamo considerare che la maggior parte di quelli che fanno cover e tributi lo fanno per libera scelta, sia nel caso che sia dettata da un spirito commerciale (faccio un tributo a Ligabue perché così ho più possibilità di avere ingaggi) sia nel caso sia una scelta passionale, perché magari sono cresciuti sognando il suono di Brian May?

Vogliamo cominciare a pensare (e questa nuova domanda mi farà da ponte per la seconda parte dell’articolo) che molti di quelli che suonano sono ben consci dei propri limiti e sanno perfettamente che se si mettono a scrivere, suonare dal vivo o registrare qualcosa di proprio otterranno una immane cagata?

Se questa considerazione la facesse pure chi scrive libri forse avremmo delle librerie mezze vuote, ma almeno potremmo fare a meno della biografia di Cassano! :)

Consapevolezza

Ecco questa è la chiave di volta, la consapevolezza di cosa si sta facendo.
Ed è ciò che manca a chi alimenta di solito le polemiche tra cover e pezzi propri.

Molti si dedicano a cover con notevole attenzione alle esecuzioni e ai suoni, magari ottengono dei risultati di buon livello, e credono di aver diritto ad un posto nell’olimpo dei musicisti.

Beh personalmente dissento da questa visione: non c’è niente di male a proporre cover e tributi, e non c’è dubbio che il lavoro fatto a livello di studio dei pezzi e dei suoni vada rispettato e riconosciuto.

Essere artisti però, secondo me, è un’altra cosa. Secondo me, e mi permetto di sbilanciarmi solo perché faccio parte proprio di questa categoria di specializzati in tribut-ologia (perdonatemi il neologismo!) dando un giudizio che potrebbe essere impopolare , sono, anzi siamo, degli intrattenitori, non degli artisti.

Possiamo suscitare delle emozioni nel pubblico, beneficiarne a nostra volta, sentirci soddisfatti di ciò che facciamo per passione, per ego o quello che vogliamo, ci divertiamo e non c’è niente di male in tutto ciò. Basta essere coscienti che artisti non siamo davvero.
Ovviamente escludendo chi sceglie di reinventare i pezzi riproponendoli con una chiave di lettura completamente diversa, arricchita di nuovi contenuti e doverosamente ben suonata. Insomma la cover d'autore.

 

Il rovescio della medaglia

Poi c’è il rovescio della medaglia: faccio dei pezzi miei, quindi sono un artista.
E pure qui è davvero dura. Mi rendo conto che il confine tra una tela su cui abbiamo spatolato un po’ sopra ed un capolavoro di arte moderna, tanto per usare una metafora dissacrante, possa apparire sottile, specie a chi non è particolarmente educato all’analisi di un’opera d’arte.

Chiariamoci, personalmente nutro grande ammirazione per chi sperimenta nuove strade e si cimenta nella composizione.
Miles Davis disse: “non suonare quello che c’è, suona quello che non c’è”.

Benissimo, sacrosanto, da imprimere nella pietra a caratteri cubitali, ma quanti Miles Davis avete conosciuto in vita vostra?
Per carità ognuno ha il diritto di provare, anzi il dovere se ne sente la vocazione, e va benissimo caricarsi di autostima per cercare di ottenere il massimo. Ma da li a salire su un piedistallo solo perché “questa accozzaglia di suoni l’ho fatta io, è mia e solo mia ed è arte”, beh anche qui ce ne passa.

Riassumiamo

Non so se il collegamento tra i due temi trattati sia evidente.
Probabilmente no, provo a riassumere. Per affrontare discussioni in cui si critica e si esprime giudizio sulle scelte degli altri ci vogliono due ingredienti fondamentali: rispetto ed equilibrio.

Il primo serve perché ognuno è libero di divertirsi come meglio crede, fintanto che non invade gli spazi altrui pretendendo di andare ad insegnare qualcosa.

Il secondo perché solo la coscienza dei propri limiti può far scoprire che spesso non è necessario o utile giudicare. O quantomeno per capire che il primo giudizio critico dovremmo riservarlo a noi stessi.

Spero che quanto abbiate appena letto non sembri un delirio senza né capo né coda, né tantomeno sia visto come un attacco personale a chicchessia. Tra l'altro ho pure usato la delicatezza di non usare mai Gilmour negli esempi...

Mi auguro però di aver detto un po’ di cose non condivise e di aver magari anche, in modo sano, provocato.
E adesso vado a lucidare la corazza in attesa dei vostri commenti!

 Gigi (aka Alfio)